Economia circolare: largo consumo promosso ma si può fare di più

In un report le best practice raccolte e misurate da GS1 Italy

GEN 25, 2023 -

Milano, 26 gen. (askanews) – Il settore del largo consumo in Italia è ben avviato sulla strada dell’economia circolare. Non che i margini di miglioramento non ci siano, ma quanto fatto finora conferma un impegno strutturale in questa direzione. A dimostrarlo la ricerca “Stato dell’arte dell’economia circolare nel largo consumo italiano”, condotta da GS1 Italy, in ambito ECR e in collaborazione con l’Istituto di management della scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Partendo da Circol-UP – lo strumento di GS1 Italy per la misurazione della circolarità in azienda – lo studio ha messo sotto la lente 23 imprese italiane attive in tre settori: alimentari e bevande, cura casa e persona, e retail, per analizzarne azioni, punti di debolezza e opportunità.

“Questi tre settori – ha spiegato Fabio Iraldo, professore dell’Istituto di Management della scuola superiore Sant’Anna di Pisa – hanno performance misurate da indicatori che dimostrano una significativa attenzione all’economia circolare e una buona performance per quanto riguarda alcuni aspetti in particolare della stessa”.

Il livello medio di circolarità riscontrato dalla ricerca è pari al 53%, un dato che se confrontato con il 42% di media dell’industria italiana rivela quanto sia significativa la performance del comparto.

“Complessivamente – ha aggiunto Carolina Gomez, Ecr project manager di GS1 Italy – le aziende del settore industriale e della distribuzione hanno iniziato da tempo percorso strutturato di transizione verso un modello di economia circolare e lo stanno portando avanti in una visione che integra competitività economica e rispetto ambientale”.

Ma come si diceva, si può migliorare, partendo proprio dall’analisi di quelle che sono le barriere allo sviluppo della circolarità:

“Le barriere allo sviluppo ulteriore delle performance sono di due tipi: una prima è più legata alla gestione del business da parte delle imprese e la seconda è legata alla conformazione dell’industria e del sistema Paese in cui si colloca, più barriere strutturali”.

Di fronte a questi ostacoli, lo studio individua cinque condizioni abilitanti in grado, potenzialmente, di incidere sulle performance delle singole aziende e innescare un cambiamento su vasta scala, che coinvolga l’intera filiera.

“Le condizioni che consentono le azioni per superare le barriere sono di fatto molto lineari: un’agenda comune fra diversi attori della filiera, un sistema di misurazione condiviso, un ambito di azione basato su know how e competenze, il miglioramento della capacità di comunicare e infine vera spina dorsale di queste condizioni avere una cabina di regia forte”.

Oltre ad analizzare in forma aggregata i risultati delle 23 aziende, il report propone anche un approfondimento su alcune best practice nei tre settori considerati:

“Grazie alla ricerca abbiamo identificato elementi concreti a supporto del livello di circolarità – ha sottolineato Gomez – oltre a esempi pratici di aziende che hanno inciso positivamente sul livello di circolarità proprio e del settore. Molti di questi casi sono disponibili nella pubblicazione, che ci auguriamo possa essere di ispirazione per altre imprese che stanno iniziando questo percorso”.