Ad Philip Morris: crisi supply chain non ci ha colto impreparati

Hannappel: ma serve integrazione e dialogo su codice dogane

DIC 3, 2022 -

Roma, (askanews) – Le attuali sfide della supply chain globale, che stanno testando la resilienza e la capacità di adattamento delle grandi imprese internazionali, sono state al centro del dibattito che si è tenuto a Roma nell’ambito dei Med Dialogues, organizzati dal ministero degli Esteri e dall’Ispi. Philip Morris, grazie al grande ecosistema creato attorno allo stabilimento di Crespellano e agli accordi con i produttori locali, ha precorso i tempi e ha trovato il modo per resistere in maniera efficiente agli choc, come ha spiegato l’amministratore delegato di Philip Morris Italia Marco Hannappel: “Ci ha avvantaggiato il fatto che il nostro impianto produttivo di Crespellano è stato costruito da zero nel 2016, è la più grande fabbrica greenfield realizzata da zero in Italia da 30 anni, e quando nasce qualcosa di nuovo nasce con principi e tecnologie già predisposte per il futuro. E anche la dimensione di Crespellano, il nostro più grande stabilimento al mondo, che esporta in 40 Paesi, è stato creato con un processo che già consentiva su temi che oggi sono di grande attualità come l’utilizzo efficiente dell’energia, l’utilizzo efficiente della risorsa idrica, di fare passi da gigante”.

Un approccio a tutto tondo, dall’utilizzo di biofuel per la movimentazione dei macchinari e nei forni di essiccazione, all’ottimizzazione dell’ingresso delle falde acquifere in fabbrica, fino agli accordi con Coldiretti, con 1.000 aziende agricole che consente anche di rendere più efficiente del 40% l’uso dell’acqua nei campi.

Ma non basta, secondo Hannappel è necessario lavorare sull’integrazione e le norme internazionali e doganali. “Nello stesso tempo questa catena di valore locale ha delle disruption internazionali, come quella dei semiconduttori lo scorso anno e quella di carta cartone quest’anno, che devono essere gestite con un’integrazione internazionale”, ha sottolineato.

“Le direttive europee e la regolazione internazionale devono favorire il codice mondiale delle dogane, i prodotti innovativi, quello che produciamo a Bologna e che magari non esiste come codice doganale, quindi è sempre più necessaria un’integrazione anche con il ministero degli Affari Esteri e non solo con l’Economia e Finanza”, ha concluso.