Partecipate: aumentare la produttività misurando le performance

Presentato a Milano l'Osservatorio sulle Partecipate Pubbliche

NOV 17, 2022 -

Milano, 17 nov. (askanews) – Dalla gestione dei rifiuti, all’erogazione dell’acqua o dell’energia; dal funzionamento dei Pubblica amministrazione ai manufatti di alta tecnologia: sono alcuni dei servizi e prodotti oggetto delle attività delle aziende a partecipazione pubblica e dai quali dipendono in larga misura la qualità della vita dei cittadini e – per moltissimi aspetti – anche la competitività del sistema imprenditoriale.

Misurare dunque le performance delle società partecipate, valutare il loro stato di salute, serve quindi a comprendere come migliorare le loro prestazioni e risultati e in ultima istanza serve anche far progredire il benessere del Paese.

Se ne è discusso a Milano, a Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana, nel corso della presentazione dell’Osservatorio delle Partecipate Pubbliche promosso dalla management consulting firm “Iniziativa” e dall’Università Federico II di Napoli, con il supporto dell’Università Bicocca e dell’Università Roma-Tor Vergata. “Il dato più importante che emerge dall’Osservatorio e proprio quello che evidenzia come la misurazione aiuti a migliorare le performance – spiega Ivo Allegro, membro del Comitato scientifico dell’Osservatorio sulle Partecipate e founder di “Iniziativa” – Uno degli aspetti messi in luce dall’analisi è quanto i sistemi di controllo di gestione e di controllo della performance impattano fortemente sulla produttività di queste imprese e sui loro risultati gestionali. Basti pensare che le imprese che adottano sistemi di controllo di gestione hanno una performance più che doppia in termini di redditività e più che tripla in termini di produttività”.

I dati dell’Osservatorio definiscono un quadro molto articolato e variegato dello stato di salute delle partecipate. Ma danno conto anche delle differenze, in termini di performance, tra imprese pubbliche e imprese private. “C’è questa differenza – prosegue Allegro – ma molto spesso è legata al fatto che alle partecipate pubbliche spesso viene assegnato un ruolo sociale. Ma oggi misurare le perfomance di queste imprese è fondamentale proprio per avvicinare i die mondi e anche per misurare in maniera puntuale l’impatto sociale che queste società hanno sul territorio. La competitività dei territori dipende infatti spesso dalla competitività delle imprese partecipate dalla pubblica amministrazione”.

A segnare la differenza tra imprese pubbliche e private quindi non è quindi né la natura dell’azionista né l’agire dei manager come è stato poi riaffermato anche nel corso del confronto tra amministratori delegati e dirigenti di alcune delle principali partecipate italiane chiamati a commentare i risultati dell’Osservatorio. “Gli azionisti sono per definizione i principali portatori di interesse di una azienda – commenta Armando Brunini, amministratore delegato di SEA, la società partecipata pubblica che gestisce i servizi aeroportuali di Linate e Malpensa e in precedenza amministratore delegato di GE.SAC-Aeroporto di Napoli a controllo privato – E noi manager agiamo nello stesso modo sia che lavoriamo per aziende con soci privati sia con soci pubblici: quindi non c’è in questi aspetti alcuna differenza. Rilevo poi, che marginalmente, nelle due esperienze fatte nelle aziende a capitale privato e quella a capitale pubblico, c’è qualche rallentamento nelle partecipate, ma non per colpa dell’azionista bensì per specifiche normative. Quindi in contesti di mercato dove i concorrenti possono avere vantaggio da diversi regimi regolatori questo può portare a qualche rallentamento. Quindi se c’è una differenza questa è in peggio quando il socio è ‘pubblico’ per ché si hanno degli obblighi in più, che sono degli strati che si sovrappongono ad altri obblighi che comunque esistono che portano quindi ai qualche rallentamento”.

Ma come consentire allora alle imprese partecipate pubbliche di superare queste criticità? “La legge Madia, che è una buona norma e ha obiettivi sani – commenta l’amministratore delegato di Sea – potrebbe evolvere e rispetto a quelle aziende che sono virtuose e producono risultati positivi, noi per esempoio fino al covid abbiamo sempre distribuito dividendi, possa alleggerire procedure o favorire dei processi più rapidi e veloci”.