“The girl in the fountain”, Bellucci: la mia Ekberg, donna e diva

L'1 e 2 dicembre nei cinema il film di Antongiulio Panizzi

NOV 30, 2021 -

Roma, 30 nov. (askanews) – Monica Bellucci si trasforma in Anita Ekberg. L’attrice italiana fa rivivere la diva tanto amata da Fellini in “The girl in the fountain”, il film documentario diretto da Antongiulio Panizzi, presentato in anteprima al festival di Torino, in sala come evento unico l’1 e 2 dicembre. Bellucci dà vita al racconto di un’attrice divorata dalla sua stessa icona e prova a riscattare la figura stereotipata della “ragazza nella fontana”.

Lei stessa racconta: “In effetti l’ho fatto con estrema umiltà e delicatezza, perché raccontare questa diva è stata per me una grande lezione. E infatti il film racconta questo: l’introspezione di un’attrice e il processo creativo per rappresentare un’altra attrice. E quindi la si vede quest’attrice, in questo caso sono io, mentre lavora con il suo regista, con la sua coach, mentre lavora sui costumi, la trasformazione fisica, come impostare la voce, come imparare l’accento. Tutte queste cose emergono quando c’è veramente un punto di contatto di anima tra queste due attrici”.

Nel 1960 la bellezza dirompente di Anita Ekberg sconvolse e conquistò il mondo intero. La celebre scena de “La Dolce Vita” nella fontana di Trevi cristallizzò la sua immagine, ma l’attrice svedese tentò sempre di dimostrare che persona e personaggio non sono sovrapponibili.

Il regista spiega: “Per me è stato anche un tuffo nel passato. Rivedere la vita di Anita attraverso tutte le interviste che ha rilasciato, è stato capire meglio quel tempo, capire meglio Roma, capire meglio quei meccanismi che c’erano negli anni Sessanta nell’industria cinematografica, e quindi la vita di un mito, la vita della Ekberg nel suo contesto”.

A proposito della differenza tra l’essere attrice allora ed esserlo oggi, Bellucci dice: “Cosa ho scoperto di me è proprio la fortuna, forse, che ho di vivere in un’epoca come questa, ed essere attrice oggi, e quanto invece poteva essere difficile esserlo in quel periodo che era il dopoguerra.

C’era sicuramente un boom economico e creativo, ma essere donna a quell’epoca non era così facile.Questa donna così incredibile arriva in Italia in un’epoca in cui le donne vivevano ancora in un mondo che era completamente domestico. Invece lei era così libera, così indipendente, e questa indipendenza l’ha pagata cara”.