Covid, Morrone: bene vaccinare bimbi, è aumentata contagiosità

"Necessario un forte coinvolgimento dei pediatri e dei genitori"

NOV 26, 2021 -

Roma, 27 nov. (askanews) – Giusto vaccinare i bambini tra i 5 e gli 11 anni, perché “c’è un aumento della contagiosità in questa fascia di età” e per loro “non ci sono rischi”. È favorevole alla vaccinazione per i più piccoli il professor Aldo Morrone, Direttore scientifico dell’Istituto San Gallicano ed esperto di malattie tropicali.

“Io sono favorevole alla vaccinazione per i bambini perché c’è stato un aumento della contagiosità in questa fascia di popolazione non vaccinata – spiega ad askanews -. C’è un aumento del rischio delle malattie e non mi riferisco solo ai decessi che in questa fascia è estremamente basso. Mi riferisco a una serie di patologie estremamente serie”.

Inoltre, prosegue il direttore scientifico del San Gallicano, “i bambini vaccinati contro il Covid porteranno con loro una memoria immunologica più vasta e più efficace. Noi siamo arrivati alle terza dose, in ambito scientifico si è iniziato a discutere sull’eventualità futura di una quarta: probabilmente la malattia diventerà endemica e ci dovremo sottoporre periodicamente ai vaccini, ma queste sono soltanto ipotesi. I bambini invece hanno una memoria immunologica più alta”.

Il prof. Morrone tranquillizza i genitori preoccupati per le conseguenze che potrebbero avere i vaccini sui più piccoli. “Abbiamo lavorato a lungo soprattutto in fase sperimentale negli Stati Uniti – afferma – con quasi 3 milioni di vaccini nella fascia 5-11 anni. Non ci sono grandi rischi né effetti collaterali di rilievo e quelle particolari sintomatologie cardiache sono state osservate soprattutto negli adolescenti. Quindi bisogna stare tranquilli, ma va comunque avviato un sistema di controllo per i prossimi 5 anni: un follow up di tutti i bambini vaccinati. E questo è importante anche per tranquillizzare le giuste paure che hanno molte famiglie”.

Infine, un appello a coinvolgere “genitori, associazioni pediatriche e pediatri stessi. Abbiamo bisogno di un forte coinvolgimento dei pediatri e dei genitori”.