NaturaSì ha inaugurato un Bio-Orto innovativo sul tetto della Fao

La cerimonia a Roma, 50 varietà in pochi metri quadri

NOV 19, 2021 -

Roma, 19 nov. (askanews) – Un laboratorio agro-ecologico: è così che si può sintetizzare l’essenza del Bio-Orto realizzato con il sostegno di NaturaSì che è stato inaugurato sul tetto della FAO, a Roma, alla presenza del direttore generale della FAO Qu Dongyu e del vicedirettore Maurizio Martina. Con un grande obiettivo: esplorare la possibilità di replicare giardini pensili biologici dove il suolo è scarso per alleviare la carenza di cibo nei sistemi più fragili come le montagne e le zone urbane.

L’orto ospita antiche varietà biologiche, tra cui il peperoncino Papecchia, il cavolfiore violetto catanese, la cicoria catalogna di Brindisi, il sedano nostrale di Francavilla Fontana e il peperone Sweet Julie.

L’amministratore delegato di NaturaSì, Fausto Jori: “L’obiettivo concreto è la produzione di cibo organico, biologico nelle aree urbane. Questo è un insieme di tecnologia e di semi e una visione. Vogliamo creare la possibilità per persone che vivono in città di produrre anche il proprio cibo e di produrlo in maniera naturale e anche con una bellezza per arricchire e rendere più verdi le città”.

Un orto biologico modulare all’avanguardia, primo nel suo genere su un edificio delle Nazioni Unite, realizzato da NaturaSì con l’Università La Sapienza – Orto botanico di Roma, la startup Ecobubble e Slow Food in qualità di membri della Mountain Partnership, alleanza dell’Onu che si prefigge di proteggere gli ambienti montani, salvaguardando l’agricoltura di alta quota e la biodiversità. Quest’ultimo un elemento al centro del Bio-Orto di NaturaSì.

“Con la Fondazione Seminare il Futuro abbiamo selezionato una cinquantina di varietà provenienti dalle regioni italiane con varietà antiche rigenerate e le abbiamo poste qua. Non sappiamo cosa succederà nei prossimi vent’anni, ma sono sicuro che alcune di queste 50 specie saranno capaci di resistere al cambiamento climatico. La biodiversità vuol dire alla fine resilienza e questo è un esempio concreto. Cinquanta varietà in pochi metri quadri sulla terrazza della Fao a Roma”.