Dolore muscolo-scheletrico, al via Congresso SI-GUIDA

Focus sui nuovi approcci per l'algodistrofia

SET 16, 2021 -

Roma, 17 set. (askanews) – Il dolore muscolo scheletrico, non come sintomo di una malattia, ma come patologia da diagnosticare e trattare in prevenzione e con specifiche cure, è al centro del terzo Congresso Nazionale della Società Italiana per la Gestione Unificata ed Interdisciplinare del Dolore Muscolo-Scheletrico e dell’Algodistrofia (SI-GUIDA), presso lo Sheraton Hotel di Roma.

Una patologia da curare, quella del dolore muscolo-scheletrico, secondo percorsi diagnostico terapeutici definiti con team multidisciplinari composti principalmente da ortopedico, reumatologo e fisiatra.

“Quello che valuteremo in questo Congresso – spiega Umberto Tarantino, Presidente SI-GUIDA – come si affronta il dolore, come si raccoglie l’anamnesi e la tipologia del dolore e come corrispondere a questo una buona diagnostica. Andremo a dare l’update, ovvero gli aspetti terapeutici del dolore. Ricordiamo il Low back pain, è l’anno dedicato a promuovere la valutazione del dolore muscolo-scheletrico a livello del rachide-lombare”.

Le più frequenti localizzazioni del dolore cronico muscolo scheletrico sono la regione del dorso, la regione lombare, il capo e la regione posteriore del collo e le articolazioni periferiche, principalmente il ginocchio. Il dolore cronico è più frequente nell’anziano, nella popolazione a basso reddito e tra le donne.

Il congresso SI-GUIDA focalizza la sua attenzione su alcune patologie notoriamente responsabili di dolore muscoloscheletrico come l’algodistrofia, una patologia multisistemica, multisintomatica, sotto diagnosticata e sotto trattata.

“Oggi abbiamo a disposizione un farmaco, creato in Italia – come Congresso abbiamo una sezione focalizzata su questo aspetto – il Neridronato – sottolinea Giovanni Iolascon Direttore esecutivo SI-GUIDA – unico farmaco approvato con indicazione algodistrofia. Una malattia cronica dolorosa che colpisce l’arto inferiore o superiore. Con dolori fortissimi che ha un rischio di cronicizzazione molto elevato. Una malattia grave, oggi fortunatamente non è più così. Nel passato si ipotizzava perfino l’amputazione”.