“Luce e Amor”, il cielo di Dante

La visione del mondo terreno e ultraterreno del Poeta

SET 14, 2021 -

Roma, 14 set. (askanews) –

La gloria di colui che tutto move

per l’universo penetra, e risplende

in una parte più e meno altrove.

Nel ciel che più de la sua luce prende

fu’ io, e vidi cose che ridire

né sa né può chi di là sù discende;

perché appressando sé al suo disire,

nostro intelletto si profonda tanto,

che dietro la memoria non può ire.

Nella terza cantica della Commedia avviene l’ascensione di Beatrice e Dante attraverso la sfera del fuoco. E salgono insieme attraverso i cieli. Dante crea la struttura fisica del Paradiso in sostanziale accordo con l’astronomia classica del suo tempo. Attorno alla terra

stanno nove cieli, nove sfere concentriche che ruotano. I primi sette cieli contengono i pianeti, nell’ottavo, Stellato, le Stelle Fisse. Il nono è il cielo cristallino o Primo Mobile, il più grande e il più veloce trasmette il proprio movimento di rotazione di cielo in cielo,

fino a quello più interno. Ma ai nove cieli tolemaici Dante ne aggiunge un altro ancora più esterno, un cielo spirituale, “cattolico”, sede di Dio, degli angeli e dei beati. E’ l’Empireo, un

cielo di “luce e amor” che racchiude tutta la visione del mondo – terreno e ultraterreno – del Poeta.

La parola stelle è quella che conclude tutte e tre le cantiche della Commedia. Che cosa sono le stelle e che valore ha il cielo nel mondo della commedia dantesca? Sapete che la struttura della Commedia è una struttura di tipo aristotelico-tolemaica, con i cieli che si muovono e trasmettono l’uno con l’altro il proprio movimento di rotazione, da quello più alto a quello più basso. Ma al di sopra di questi nove cieli della tradizione aristotelico-tolemaica , Dante ne aggiunge un altro: l’empireo, il cielo di Dio. Cielo che è immobile e tuttavia causa il movimento di tutti gli altri cieli, attraverso il desiderio, l’amore che le creature e i cieli hanno nei confronti del Creatore che diventa un movimento di desiderio di ritorno a Dio.

Questa grandiosa immagine, per la verità tratta da Dante e adattata in senso cristiano, perché questo cielo immateriale, l’empireo, permette di integrare con i cieli fisici la immaterialità di Dio, questa idea è tratta dalla fisica e dalla metafisica aristotelica:

kinei os eromenon, muove in quanto è amato”.

Così l’Empireo, che non ha luogo, racchiude tutti i cieli, li muove, provoca il movimento celeste attraverso l’amore che il Creato prova per il Creatore. Il quale a sua volta, in un cerchio infinito e perfetto, richiama e risolve in sé ogni moto sentimentale delle

creature. È questo in fondo il senso del viaggio raccontato nella Commedia.

Questo grandioso movimento di ritorno a Dio consente di risolvere la dispersione degli amori terreni in un ritorno, in un percorso attraverso l’amore per i beni secondi verso l’amore per il bene primo, verso Dio. Se ci pensate, nella vicenda di Beatrice nella storia

dantesca, dall’amore giovanile, fino all’assunzione di Beatrice in Paradiso e a Beatrice che è guida di Dante non è altro che una risoluzione dell’amore per il mondo in amore per Dio.

Questa straordinaria soluzione che è anche una risposta al grande quesito dei poeti medievali, secondo cui il dramma fondamentale è questo, l’amore per le donne, lo stil novo, le prime poesie della nostra tradizione, mettono in scena questo problema, l’amore per il

mondo e la sua compatibilità rispetto all’amore che dobbiamo a Dio. Nel mondo dantesco questa compatibilità è totale attraverso questo percorso ascensionale, ma questo percorso ascensionale è possibile nel mondo dantesco perché c’è una sostanziale isomorfismo fra Dio e il mondo. Vuol dire che la struttura razionale del mondo che si esprime attraverso questa grandiosa architettura dei cieli, è la struttura che Dio ha voluto dare al mondo ed è una struttura che l’uomo è in grado di conoscere e, attraverso questo percorso, di ritornare a Dio.

Nella Commedia Dante trasforma il dramma del bivio tra terra e cielo in una progressione dal mondo al cielo, in un movimento che viene da Dio-amore, e a lui ritorna, muove in quanto è amato. Una grandiosa immagine che chiude il Paradiso, l’opera e la visione di Dante.

ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,

sì come rota ch’igualmente è mossa,

l’amor che move il sole e l’altre stelle.

Progetto a cura di: Serena Sartini e Giovanna Turpini, con la voce di Pino Insegno

Con la collaborazione di Leonardo Merlini e Marco Bazzichi

Montaggio di: Carlo Molinari