Settimana sociale CEI, Notarstefano: antifragilità per ripartire

Il presidente nazionale dell'Azione Cattolica ad askanews

AGO 4, 2021 -

Città del Vaticano, 26 ago. (askanews) – “Parliamo tanto di transizione ecologica, ma la transizione è ancora troppo lineare: la trasformazione è qualcosa di più complesso, più profondo, perché quello che dobbiamo fare non è soltanto una pennellatura di verde nei nostri modelli produttivi, è qualcosa che richiede un esigente cambiamento del modo di vivere delle persone”. Lo afferma Giuseppe Notarstefano, presidente nazionale dell Azione cattolica, in una video-intervista che fa parte di una serie che askanews ha realizzato in vista della 49esima Settimana sociale dei cattolici italiani, intitolata “Il pianeta che speriamo”, che si svolgerà a Taranto dal 21 al 24 ottobre prossimi. Ambiente, lavoro, futuro, tutto è connesso, sottolinea la Conferenza episcopale italiana. Notarstefano ha scelto per noi una parola-chiave, antifragilità.

“Se posso usare una parola io direi antifragilità – spiega -, che è un espressione usata dal matematico israeliano Nassim Micholas Taleb, studioso dei mercati finanziari ma anche intellettuale e filosofo, che si differenzia dal concetto pur importante di resilienza: uso la parola antifragilità perché è la reazione che ci aspettiamo a livello di sistema paese, e in qualche modo vorremmo accompagnare, animare, innescare come Settimane sociali. E cioè utilizzare questa crisi, che non dobbiamo sprecare, come occasione per una trasformazione. Parliamo tanto di transizione ecologica, ma la transizione è ancora troppo lineare: la trasformazione è qualcosa di più complesso, più profondo, perché quello che dobbiamo fare non è soltanto una pennellatura di verde nei nostri modelli produttivi, è qualcosa che richiede un esigente cambiamento del modo di vivere delle persone. E quindi riguarda gli stili di vita, i processi educativi, i meccanismi sociali, i modi in cui si rapporta, l’utilizzo delle risorse – ci si prende cura dei beni comuni, si rigenerano gli spazi comuni dove le persone vivono e abitano – e anche i modelli della produzione che devono essere ispirati all economia circolare: la riduzione dello spreco, l utilizzazione di energie rinnovabili e anche una logica inclusiva e solidale laddove il lavoro e il capitale umano tornano il fattore centrale di produzione. Io penso che questa è la grande sfida, cioè avviare una vera e propria trasformazione. In questo c è “l’umile apporto”, uso un espressione di Papa Francesco in Fratelli tutti, che i cattolici vogliono dare al nostro paese attraverso un metodo di lavoro, metodo che parte da uno sguardo contemplativo sulla realtà, cioè dalla consapevolezza che ci sono i problemi, i drammi delle persone, ma anche la grande capacità delle persone di andare oltre. Uno sguardo biblico, il dire che l uomo ancora oggi è cosa buona. Guardare avanti guardando la speranza che c è davanti e quindi la possibilità di cambiamento. Questo la Chiesa e i cattolici vogliono fare oggi. Abbiamo sfide drammatiche, per il tema ambientale è l ultimo appuntamento, non possiamo sbagliare e non abbiamo un pianeta B dicevano i ragazzi che seguivano Greta qualche mese fa… Però di fronte a tutto questo c è anche una grande capacità di bene. Questo è un altro elemento del metodo delle Settimane sociali. Lo abbiamo visto all opera, non è solo un ingenuità, una favola della buona notte: abbiamo visto modelli di impresa diversa, le tante cooperative giovanili che hanno rigenerato i beni confiscati al sud, i modelli di impresa socialmente responsabili al nord che hanno rigenerato spazi comuni, i modi di armonizzare lavoro e vita all interno delle aziende, la valorizzazione dei giovani, delle donne, di coloro che sono più fragili. Abbiamo visto tante cose interessanti, le buone pratiche che abbiamo mappato in questi anni, e ci hanno ispirato anche a identificare dei nuovi modi possibili per ripensare in senso trasformativo l economia. Io credo che il lavoro che abbiamo a fare è esigente, chiede la costruzione di un alleanza tra le generazioni, come ci dicono i nostri giovani, tra la società civile e le istituzioni, tra Chiesa e mondo laico: un alleanza ad ampio raggio, alla quale vorremmo dare un contributo, contributo, diceva don Tonino Bello, di organizzazione della speranza. Rialzare lo sguardo non in maniera ingenua ma con uno sguardo positivo verso il futuro, perché il futuro diventa qualcosa di bello, di significativo se mette in moto il presente. Le Settimane sociali sono un po questo: una logica di circolarità che non è solo produttiva, economica, di utilizzo dei beni, ma scambio generativo tra persone, esperienze, sensibilità, diverse età e condizioni di vita – ecco, rimettere in circolo tutto questo per poter dare al nostro paese la possibilità di guardare avanti, tutti insieme, in una logica diversa di responsabilità che ci proietta verso il futuro”.