Caos vaccini, arriva Johnson and Johnson ma è subito bloccato

Dopo la vicenda AstraZeneca ancora sospensioni

APR 13, 2021 -

Roma, 13 apr. (askanews) – È caos vaccini in Italia. E se il buongiorno si vede dal mattino…. anche il nuovo “arrivato”, Johnson & Johnson, parte con il piede sbagliato. Perché le prime 184mila dosi sono arrivate a Pratica di Mare, ma sono state subito bloccate. Ora sono stoccate nell’hub della Difesa, nei diversi container per mantenere la catena del freddo, in attesa delle verifiche sugli eventi avversi che hanno portato allo stop da parte della Fda negli Usa. Ritardi nelle forniture in Europa e l’immediata richiesta di chiarimenti da parte dell’Unione europea.

Questa di Johnson & Johnson è solo l’ultima vicenda di una situazione caotica sulla somministrazione dei vaccini che ha visto nelle ultime settimane nel mirino il vaccino AstraZeneca: prima con la limitazione agli under 60, poi con lo stop dell’Ema per i legami con alcuni eventi avversi di trombosi; da qui il ritiro prima di alcuni lotti, poi la sospensione in tutta Italia. Quarantotto ore dopo, tutto (quasi) come se niente fosse: si riprende la somministrazione, ma per gli over 60. Insomma, un caos comunicativo e non solo.

Intanto si comincia a discutere in Italia sulla possibilità di utilizzare lo Sputnik-V, il primo dei vaccini anti-Covid sviluppato dalla Russia. È di queste ore la notizia che l’Istituto Spallanzani ha sottoscritto un memorandum con la Regione Lazio e l’Istituto Gamaleya di Mosca per la cooperazione, non appena ci sarà l’ok di Aifa: da una parte si approfondirà l’efficacia del vaccino russo sulle varianti; dall’altra verrà avviata una sperimentazione su 600 volontari che hanno già avuto la prima dose di vaccino con AstraZeneca ai quali verrà somministrata la seconda dose di altri vaccini, ovvero Pfizer, Moderna e Sputnik. Anche sul vaccino russo non c’è chiarezza su possibili effetti avversi, per la scarsità dei dati disponibili finora; ma soprattutto è più lenta la catena di produzione, finora assai limitata.

A chiudere il cerchio è l’ammissione della Cina di una bassa efficacia dei suoi vaccini. Ma dopo l’infelice uscita, Pechino prova a fare rimediare: “Parole fraintese, vogliamo solo ottimizzare il nostro processo di somministrazione”.