Cosmonauta Lazutkin: Italia è lo stivale che da lassù ti ispira

Da Gagarin a Raffaella Carrà, parla un eroe dello spazio

APR 12, 2021 -

Milano, 12 apr. (askanews) – È uno dei cosmonauti russi più legati all’Italia, dalla partecipazione a uno show tv italiano proprio alla fine della sua missione, sino ai ricordi da lassù, quando vide il nostro stivale e in un certo senso se ne innamorò.

“Ma sono stato anche a Roma. A Roma incontrai Raffaella Carrà, sono stato nel suo show alla fine della mia missione, e abbiamo anche cantato una canzone russa insieme”.

Per i 60 anni dal primo volo nello spazio di Yurij Gagarin, parla ad askanews Aleksandr Lazutkin, che trascorse 184 giorni, 22 ore e 7 minuti nello spazio. L’Italia è un amore di famiglia per Lazutkin. La moglie ha studiato l’italiano. E lui adora osservarla mentre parla la nostra lingua.

“Quando andai nello spazio, guardai verso la terra. Pensai quanto è bella… Ma quando vidi quello stivale, l’Italia, presi la carta geografica e cominciai a osservare e a pensare se quello stivale è somigliante a quanto viene disegnato sulla carta geografica. Poi mi accorsi che chiunque arrivi nello spazio, russo o americano che sia, fa lo stesso quando vede l’Italia”.

Cosa significa per un cosmonauta il 12 aprile 1961? E soprattutto cosa ricorda Lazutkin di quel giorno?

“Io ero piccolo così. Avevo tre anni e mezzo e non so perché ma in quel giorno ricordo che c’era un tempo bellissimo, il cielo azzurro, il sole. Ero a casa e c’erano tanti palloncini: io cammino e li faccio scoppiare. Intanto in TV mostrano il ritratto di qualcuno. Solo dopo, da grande mi resi conto che quello che vidi allora in quel giorno in cui facevo scoppiare i palloncini, era il ritratto di Gagarin”.

Un predestinato insomma. Peraltro la missione alla quale partecipò Lazutkin fu una delle più problematiche, con una serie di situazioni di emergenza alle quali l’equipaggio fece fronte con grande determinazione e coraggio. Dunque una volta sulla terra? Fama e gloria? Quella volta che gli chiesero un autografo, Lazutkin la racconta così:

“Mi trovavo in una grande piazza, guardavo verso un palazzo. Mi si avvicinarono due persone che parlavano inglese e mi domandarono se ero io il cosmonauta Lazutkin. Risposi di sì e mi chiesero un autografo. E se ne andarono. Chi fossero non lo so. Ma mi trovavo a Roma, era la piazza di San Pietro e io stavo guardando a quelle due finestre dove di solito si affaccia il Papa. Ricordo che stavo guardando quelle due finestre che si accesero, poi si avvicinarono a queste due persone che non ho mai più incontrato”.

Ma cosa succede a un cosmonauta quando va nello spazio?

“Noi siamo tutti patrioti quando si parla di patria. Noi russi per la Russia, gli americani per l’America, gli italiani per l Italia, noi arriviamo là come rappresentanti del nostro Paese, ma quando siamo là, diventiamo cittadini del pianeta. Non è importante tu chi sei. Diventiamo tutti terrestri”.

Ma c’è anche un altro aspetto. L’improvviso rendersi conto che la Terra sulla quale camminiamo è parte di un sistema in continuo movimento.

“Vedi che la terra non è appoggiata su niente. Non è appesa a un filo. Cade (e gira) in continuazione. Nessuno se ne accorge. Ma io l’ho visto. Ed è un po’ spaventoso. E questa è la differenza tra voi e me”.

Intervista di Cristina Giuliano

Montaggio di Alessandro Violante

Immagini di askanews, Roscosmos

Lazutkin in italiano è doppiato da Paolo Menzione