Il mercato dell’arte nel 2020 cala del 22%, ma vola il digitale

Rapporto Art Basel e UBS: cambiamenti epocali, meno occupazione

MAR 16, 2021 -

Milano, 16 mar. (askanews) – Il mercato globale di arte e antichità nel 2020 ha segnato un calo del 22% rispetto al 2019, attestandosi a 50,1 miliardi di dollari, -27% rispetto al 2018.

Le vendite online, nello stesso periodo, hanno raggiunto la cifra record di 12,4 miliardi di dollari, raddoppiando il risultato dell’anno precedente, e arrivando così a coprire il 25% del valore complessivo del mercato. Sono questi alcuni dei dati principali che emergono dalla quinta edizione del Rapporto sul mercato globale dell’arte pubblicato da Art Basel e UBS.

Anche le aste pubbliche hanno visto un calo rilevante dei risultati: nel 2020 -30%, per un valore di 17,6 miliardi di dollari. Crescita del 36%, invece, per le le aste private, arrivate a oltre 3,2 miliardi Usd. Per quanto riguarda le fiere d’arte i numeri sono piuttosto eloquenti: il 61% è stati cancellato, il 37% ha invece tenuto eventi in presenza, mentre il rimanente 2% ha scelto una strada ibrida con eventi alternativi. Il contesto ha inevitabilmente portato a un calo delle vendite totali, che hanno portato il valore delle fiere al solo 13% del mercato globale, a cui va aggiunto un 9% derivato dalle fiere online.

Nel 2020 il mercato dell’arte ha impiegato direttamente 2,9 milioni di persone e oltre 305mila imprese, con un dato aggregato sulla perdita di posti di lavoro del 4% su base annuale. La trasformazione digitale ha dirottato molte risorse sulla tecnologia, che ha visto nel corso dell’anno un aumento dell’80% rispetto al 2019, con investimenti per 3,5 miliardi di dollari.

Provando a riassumere, il dato più evidente, come in molti altri settori dell’economia globale, è quello legato alla crescita del digitale. Aspetto che, nel mondo dell’arte, riguarda non solo il mercato, ma anche la pratica degli artisti, che sempre più guardano, in modi diversi ovviamente, alla dimensione online. Cambiamenti che, secondo il Rapporto, è molto probabile che diventino irreversibili, configurando una mutazione epocale all’insegna del digitale, ma anche, con molta preoccupazione, contraddistinto da perdite occupazionali.