Procuratore Riello: riforma giustizia? Tagliare rami secchi

Serve "discorso organico, non emozionale ma strategico"

MAR 4, 2021 -

Milano, 4 mar. (askanews) – La giustizia italiana, non è un mistero, è lenta e farraginosa. Il civile a rallentatore scoraggia gli investimenti. Il penale ha anche un vizio di fondo:

“L’emotività del momento che ha segnato tutte le riforme, dopo l’entrata in vigore nel 1989 di quello che ci ostiniamo a definire dopo 32 anni, il nuovo codice di procedura penale, ha fatto sì che venisse varata una serie di norme di segno opposto che hanno reso questo codice, una sorta di vestito di Arlecchino, tutto toppe e rammendi”. Così Luigi Riello, procuratore generale della Corte d’Appello di Napoli, che in questa intervista spiega quello che lui stesso definisce “pendolarismo normativo”.

“Accadeva – dice – la strage di Capaci e si introducevano norme più restrittive e si capiva che quel codice forse non era adatto a un Paese infestato dalla criminalità organizzata. Avevamo una vicenda giudiziaria in cui si era avuta una condanna ingiusta, e allora norme garantiste”.

Dal diritto romano in poi l’Italia è sempre stata all’avanguardia, ma oggi secondo Riello, si trova di fronte alla necessità di “tagliare i rami secchi”, velocizzare le procedure e anche modernizzarle.

“Abbiamo un cammino abbastanza soddisfacente riguardo al processo civile telematico” sottolinea Riello. “Abbiamo invece un cammino ancora molto insoddisfacente quanto alla digitalizzazione e alla modernizzazione del processo penale. Siamo ancora all’ufficiale giudiziario che deve bussare alla porta dell’imputato, non siamo come in tutti gli altri Paesi ad una unica notifica che viene fatta all’inizio del processo e poi tutte le altre vengono fatte al difensore. Non bisogna andare con l ufficiale giudiziario, piccione viaggiatore, a casa dell’imputato”.

C’è poi il numero dei processi in Cassazione e il confronto stridente con gli altri Paesi.

“Ottanta – novantamila all’anno. Negli Stati Uniti d America che sono leggermente più grandi dell’Italia, presso la corte suprema che raccoglie in sé, cumula in sé le funzioni della nostra corte di cassazione e della nostra corte costituzionale, pendono 120-130 ricorsi e vengono emesse approssimativamente altrettante sentenze. Noi andiamo in cassazione anche per un debito di 50 euro, anche per un reato bagattellare. Questo in altri Paesi è assolutamente impensabile. In Italia ci sono 60.000 avvocati cassazionisti, a una certa età quasi tutti possono andare in Cassazione, in Francia ce ne sono 60. E allora ci sono delle anomalie che andrebbero corrette ed è molto difficile in due parole dirlo, ma un discorso organico, strutturale non emozionale, ma finalmente strategico va fatto”.

Intervista di Cristina Giuliano

Montaggio a cura di Linda Verzani

Immagini a cura di askanews