L’altra parte della storia: 34 donne artiste tra ‘500 e ‘600

A Milano la mostra "Le signore dell'arte", in attesa di aprire

MAR 1, 2021 -

Milano, 1 mar. (askanews) – Ci sono momenti in cui si scopre che le storie che abbiamo sempre conosciuto forse non erano esattamente così, in cui ci si accorge che la narrazione fatta escludeva molti fatti o personaggi. Entrando a Palazzo Reale, per altro a museo chiuso per via delle misure anti pandemia, si scopre che la mostra “Le signore dell’arte”, dedicata a donne tra ‘500 e ‘600 fa esattamente questo: riporta in luce opere e artiste che, nei secoli, un racconto fondato sulla tradizione maschile aveva nei fatti occultato.

L’esposizione è organizzata da Palazzo Reale, dal Comune di Milano e da Arthemisa, di cui Iole Siena è la presidente. “Da questa mostra – ha spiegato ad askanews – emerge un quadro molto diverso da quello che normalmente immaginiamo sulle donne del Cinquecento e del Seicento. Noi abbiamo un’idea di donna che sta in casa, dipendente da mariti o padri, invece in questa mostra è emersa in maniera sorprendente, lavorando sulle vite di queste artiste, la forza di donne autonome ed estremamente moderne”.

E se alcuni nomi, come quelli di Artemisia Gentileschi o di Sofonisba Anguissola sono diventati, negli ultimi anni, molto noti, nella mostra si trovano altre 32 artiste i cui dipinti hanno spesso una forza e una qualità che sta alla pari con quella degli artisti uomini di cui abbiamo sempre sentito parlare.

“La riscoperta di queste donne – ha aggiunto Siena – che è partita con Artemisia Gentileschi e oggi si allarga a un numero molto ampio di artiste, è una cosa molto recente quindi penso che sia proprio una nuova pagina della storia dell’arte, una nuova scoperta e permetterà da qui in avanti di approfondire ogni singola artista”.

Il portato di ricerca è un altro degli aspetti interessanti dell’esposizione milanese, che vorrebbe anche essere una sorta di palestra per allargare il campo scientifico intorno alle pittrici selezionate dai tre curatori, Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié. Ma, data la circostanza temporale dell’apertura della mostra è inevitabile porsi delle domande su un progetto espositivo che è pronto, ma che, almeno per un certo tempo, il pubblico non potrà visitare. E una delle prime risposte che abbiamo ricevuto è stata quella dell’importanza di dare comunque un segnale del fatto che la cultura non si ferma.

“E’ un po’ paradossale – ha concluso Iole Siena – oggi siamo qui a presentare questa mostra e domani è chiusa e non sappiamo fino a quando. E’ tutto meno che facile, però trovo che nei momenti di difficoltà bisogna anche lanciare un po’ il cuore oltre l’ostacolo e provarci”.

La mostra, che vanta 67 diversi prestatori, è sostenuta anche dalla Fondazione Bracco, che ha collaborato, con le proprie tecnologie di imaging diagnostico, al restauro di opere della pittrice miniaturista ascolana Giovanna Garzoni.