Un anno di Covid, al Celio dove fu sequenziato genoma paziente 1

E ora gli studi sulle varianti. "Speranza nel piano vaccinale"

FEB 26, 2021 -

Roma, 27 feb. (askanews) – “Il 20 febbraio è stato identificato il primo paziente italiano con trasmissione locale di Sars-Cov2 ed è stato sequenziato presso questi laboratori del Dipartimento scientifico del Policlinico Militare di Roma. A questo primo sequenziamento sono seguiti tutti i sequenziamenti dei campioni che provenivano dal nord Italia all’inizio poi in tutta Italia; sono stati paragonati anche con altri pazienti europei ed è in corso uno studio per paragonare l’andamento dell’infezione dal punto di vista genetico fino al primo lockdown”. Così il colonnello Florigio Lista, capo dipartimento scientifico del Policlinico Militare Celio, ricostruisce ai microfoni di askanews un anno di Covid in Italia, partendo dal sequenziamento del genoma del virus del paziente 1 individuato a Codogno.

“Il Dipartimento scientifico del Policlinico militare ha cominciato a lavorare su Covid intorno alla terza settimana di gennaio, mettendo a punto la metodica di individuazione del virus sui tamponi – ci ha detto – Abbiamo cominciato ad avere una produttività di circa qualche decina di campioni al giorno fino a quasi 2.000 campioni al giorno analizzati, solamente con i tamponi. Per le sequenze ormai siamo oltre il migliaio di sequenze nel corso di quest’anno, ma più della metà sono state fatte dal primo gennaio ad oggi. Questo a significare che lo sforzo del Dipartimento in questo momento è soprattutto sul sequenziamento per individuare le varianti che hanno riflessi di sanità pubblica molto importanti seguire l’andamento dell’infezione”.

“I sequenziamenti – ha proseguito – si sono susseguiti nel corso dell’estate fino all’individuazione della prima variante inglese nella terza settimana di dicembre, a cui poi sono seguite, a gennaio, altri sequenziamenti fino all’individuazione dei primi campioni di variante brasiliana”. “Se pensiamo che la variante inglese la prima volta è stata identificata nella terza settimana di dicembre ed era praticamente un’eccezione, oggi invece si calcola che dal 20 al 30% di tutti i campioni positivi portano questa variante, si può immaginare che in due mesi questa variante prenda piede rispetto ad altre varianti – osserva Lista – Ci si può aspettare che questa variante inglese possa in qualche modo diventare maggioritaria rispetto ad altre forme”.

“Questa purtroppo è una situazione che abbiamo vissuto 3-4 volte. Pensavamo di avere scalato la montagna e poi una volta arrivati alla vetta ci rendiamo conto che c’è una montagna ancora più grande da scalare – ammette il colonnello Lista – E’ una sensazione che ho avuto il 21 febbraio perché tornavamo dal Giappone avendo fatto un’impresa potendo liberare i nostri connazionali, e poi arrivati in Italia ci rendemmo conto che era esploso il caso di Codogno. Stessa sensazione vissuta con la variante inglese, ci siamo sentiti impotenti. Speriamo di non aver più questo tipo di sensazione con i primi risultati del piano vaccinale”.