Malattie epatiche e piastrinopenia severa: nuove vie per la cura

La molecola lusutrombopag: terapia orale invece delle trasfusioni

FEB 26, 2021 -

Milano, 26 feb. (askanews) – Una nuova strada terapeutica per affrontare le malattie epatiche croniche e la piastrinopenia severa, a vantaggio sia dei pazienti sia del sistema sanitario. Per capire di che cosa si tratta siamo partiti dall’inquadramento delle patologie, che colpiscono milioni di persone in Europa, con il professor Umberto Vespasiani Gentilucci, del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma. “Normalmente – ci ha spiegato – le piastrine sono intorno a 150-400mila per millimetro cubo, per piastrinopenia si intende quando sono sotto le 150mila e per piastrainopenia severa sotto le 50mila”.

 

Si tratta di una complicazione abbastanza frequente nelle malattie del fegato, in particolare nella cirrosi epatica. “Il problema – ha aggiunto il professore – è che le piastrine servono a far coagulare il sangue, quindi, di fronte a qualunque tipo di insulto che arriva all’estero o all’interno del nostro corpo sono il primo meccanismo di chiusura della breccia che si è aperta e da cui esce il sangue. Per cui il paziente cirrotico con trombocitopenia severa ha un rischio aumentato a maggior ragione se poi deve essere sottoposto ad alcune procedure invasive”.

 

Fino ad ora la terapia per combattere queste carenze di piastrine prevedeva le trasfusioni, da praticare in ospedale, ma grazie a una nuova molecola le cose possono cambiare.

 

Domenico Alvaro, professore ordinario di Gastroenterologia dell’Università La Sapienza di Roma: “Da meno di un anno a questa parte – ha detto ad askanews – noi abbiamo a disposizione una nuova terapia, basata sul lusutrombopag, che agisce con un meccanismo innovativo: si lega ai recettori della trombopoietina, mimetizzandosi e inducendo la formazione delle piastrine. La cura si somministra per bocca, una sola compressa al giorno, e nell’arco di cinque o sei giorni è in grado di produrre un incremento delle piastrine sopra la soglia di rischio delle 50mila, secondo gli studi, dall’80 al 90% dei pazienti”.

 

Secondo i medici interpellati, quindi, la nuova terapia consente un significativo miglioramento della qualità della vita dei pazienti, ma anche, come ci ha confermato la dottoressa Enrica Maria Proli, Direttore UOC Farmacia del Policlinico Umberto I di Roma, risparmi per il Servizio sanitario nazionale.

 

“Dal punto di vista economico – ci ha spiegato – il farmaco ha un grande vantaggio rispetto alla terapia tradizionale, che è a base di trasfusioni di piastrine. Per quanto riguarda la situazione nella regione Lazio del -33%, considerando lo sconto confidenziale, per quanto riguarda l’Italia del 18%. Quindi in ogni caso molto vantaggioso”.

 

Semplicità di somministrazione e possibilità di curarsi a casa sono i maggiori vantaggi della nuova terapia sottolineati anche della associazioni dei malati.