“In questa storia che è la mia” c’è tutto Claudio Baglioni

"Ho voluto fare un album con l'energia degli anni 60 e 70"

NOV 30, 2020 -

Milano, 30 nov. (askanews) – C’è tutta la bravura, la vocalità e la capacità di raccontare la vita e l’amore di Claudio Baglioni, “In questa storia che è la mia”, il suo nuovo attesissimo album. Si tratta del sedicesimo disco – realizzato in studio – della sua cinquantennale carriera, a sette anni da “ConVoi”. 14 brani, 1 ouverture, 4 interludi piano e voce, 1 finale che ritrovano lo spirito degli inizi.

“E cercare di fare un album come si faceva in quel tempo. Un album fatto a mano e interamente suonato da un grosso organico di musicisti. Il disco è fatto per ritrovare quell’energia, forse perduta che alla fine degli anni ’60 e degli anni ’70 c’era”.

Un “concept” album che disegna la parabola dell’amore, sia personale che universale.

“Ho cercato delle parole che oltre ad avere un significato e un contenuto avessero anche un significante, una forma fisica. Io sono soddisfatto di questo lavoro se non altro per il suo grado di sincerità e verità sia in termini realizzativi che contenutistici. Non so cosa succederà in futuro perchè ogni volta che si finisce un lavoro si pensa che sia l’ultimo, perchè la carriera è stata lunga e può mancare una ulteriore ispirazione. Resta il fatto che tutta la capacità creativa e intuitiva è stata messa dentro”.

Un progetto al quale Claudio Baglioni ha dedicato tutto se stesso, guardando al ritorno dei live.

“Ogni difficoltà crea la possibilità di doversi inventare qualcosa, bisogna ingegnarsi per trovare nuove formule. A volte anche una condizione negativa riesce a farti uscire dalla palude in cui certe formule si ripetono e creare un nuovo invito per il pubblico che verrà ad assistere dal vivo”.