Lo spirito del tempo e la felicità: filosofia di Chiara Ferragni

Lucrezia Ercoli, autrice di un saggio sulla più famosa influencer

NOV 13, 2020 -

Milano, 13 nov. (askanews) – La ricerca della felicità è qualcosa che l’uomo rincorre da sempre. Partendo da qui Lucrezia Ercoli, docente all’Accademia di Belle arti di Reggio Calabria e direttrice artistica del festival Popsophia, ha individuato in Chiara Ferragni un simbolo di una felicità possibile, “dove la crescita personale va di pari passo con quella del fatturato”.

“Se dobbiamo parlare di uno spirito del tempo – ha spiegato la filosofa ad askanews – forse Chiara Ferragni ne è una strana e particolare declinazione”.

Una declinazione che Ercoli ha raccontato nel libro “Chiara Ferragni – Filosofia di una influencer”, edito da Il Melangolo, storia di un successo e della narrazione interna, per così dire, dello stesso successo, ma anche palestra per riflettere su temi filosofici veri, come quello del tempo.

“Credo – ha aggiunto l’autrice del saggio – che sia un bell’esempio per capire come la caducità non sia assolutamente previsto nel sistema della moda e nel sistema delle merci e anche nel modo di rappresentare il corpo che ha la Ferragni, è un modo per riflettere sul modo in cui oggi viviamo il tempo in un sistema legato, per esempio, al linguaggio dei social”.

Il gioco è ovviamente quello, nello spirito del pop, di unire gli opposti, ontologia e Instagram, fashion blogging e zeitgeist, per usare una di quelle magnifiche parole tedesche. Ma il ragionamento tocca temi veri, importanti, come la relazione con il corpo, oggi uno dei nodi di cui maggiormente si occupa la filosofia radicale.

“E’ un corpo che deve sempre essere plasmato, modificato, perfetto – ci ha detto Lucrezia Ercoli – deve aderire a una bellezza ideale. Io penso però che si debba anche riflettere su come il nostro corpo sia sempre mediato e mai naturale, mai libero dai pregiudizi con i quali noi stessi ci guardiamo allo specchio. Chiara Ferragni può essere in questo il nostro specchio, anche deformante alle volte”.

Uno specchio nel quale la riflessione è quasi automatica, e da qui il successo planetario ovviamente, ma che nasconde meccanismi che sono profondamente narrativi, che sono artistici alla fine, come nel caso dei post con fotografie che devono sembrare scatti assolutamente veritieri e naturali.

“L’assoluta naturalezza, l’esposizione senza filtro non esiste, è solo un miraggio- ha concluso la direttrice di Popsophia -. Per raggiungere la naturalezza della foto che sembra amatoriale c’è un enorme lavoro. Forse l’arte è proprio questa: è talmente artificiosa da nascondere l’artificio”.

Insomma, se Chiara Ferragni incarna questo “romanzo di formazione” ideale si capisce che riflettere sul suo personaggio innesca molte altre domande profondamente filosofiche, a partire da quella primordiale: e allora che cosa siamo noi?