Coronavirus, la luce a led blu che “inattiva” il Sars-Cov2

Lo studio dell'Università di Siena in collaborazione con Emoled

SET 23, 2020 -

Milano, 23 set. (askanews) – La luce a led blu è in grado di inattivare batteri e virus, tra questi anche il coronavirus Sars-Cov2, responsabile dell’infezione da Covid-19.

La conferma arriva dal Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Università di Siena dove, in collaborazione con la Emoled, azienda specializzata in dispositivi sanitari innovativi, attraverso una serie di test in vitro, è stato verificato come, dopo un’esposizione di 15-30 minuti a questo tipo di radiazione, a una lunghezza d’onda compresa tra i 410 e i 430 nanometri, anche il virus che ha messo in ginocchio il mondo perda vitalità.

Maria Grazia Cusi, professore ordinario di Microbiologia e Microbiologia Clinica dell’Università di Siena.

“Abbiamo visto che dopo 30 minuti di trattamento, già a 15 siamo in presenza di una riduzione della quantità di almeno 4 logaritmi, rispetto al controllo virus, come dosi infettanti; dopo 30 minuti l’attività virucida è pressoché completa – ha spiegato – per verificare se effettivamente il virus è morto o vivo, dobbiamo inocularlo su colture cellulari, e verificare se è cresciuto o meno. Parlando del meccanismo d’azione, cioè perché il virus viene ucciso, verosimilmente possiamo affermare che quella lunghezza d’onda riesce a danneggiare o addirittura distruggere le proteine che ricoprono il genoma virale. Nel caso del Covid, si tratta di un virus che contiene un genoma a Rna, ricoperto di proteine che lo proteggono. Esiste poi una membrana esterna, sempre arricchita di proteine virali, che potrebbe essere sensibile a questa luce blu. Quindi, il prossimo passo è andare a verificare se agisce più sulle proteine o sulla membrana che avvolge il virus”.

La luce blu è una lunghezza d’onda che non interagisce con il Dna delle cellule, quindi, è ritenuta del tutto innocua per l’uomo. Per questo si pensa a tanti possibili scenari applicativi, a partire dalla sanificazione e disinfezione di ambienti e oggetti in ambito sanitario ma non solo, come ha spiegato Lorenzo Targetti, amministratore delegato di Emoled.

“Desidero ricordare che la luce blu, da qualche anno, viene utilizzata a scopo terapeutico in dermatologia, per la cura delle ulcere e delle ferite che non guariscono – ha detto – quindi, certamente il mondo della sanità e degli ambienti ospedalieri riveste un’importanza primaria per quanto riguarda la gestione della disinfezione e della sterilizzazione. Ma, poi, ci sono molte altre applicazioni, anche in ambiente domestico; con la possibilità di usare questa luce per la disinfezione di superfici, ad esempio, in cucina, oppure in ambito commerciale. So che nel retail, un grande problema è la gestione degli abiti che vengono indossati per una prova. Con questo sistema, pensare a delle cabine di luce, che sanificano i vestiti appena indossati, rapidamente, senza creare danni ai capi stessi potrebbe essere di grande interesse”.

Le prime soluzioni per il mercato potrebbero essere disponibili già nel giro dei prossimi mesi, appena saranno ultimati gli studi sulle possibili applicazioni, sia a livello consumer che in ambito commerciale.