Spazio, prime foto ravvicinate del Sole dalla sonda Solar Orbiter

Scoperti dei "campfire" onnipresenti mini-brillamenti solari

LUG 16, 2020 -

Milano, 16 lug. (askanews) – Si chiamano “campfire” e sono dei mini-brillamenti solari onnipreresenti sulla superificie del Sole. È questa la prima scoperta effettuata dalla sonda di Nasa ed Esa “Solar orbiter” che si trova in orbita intorno alla nostra stella, più vicino di quanto non sia mai stato tentato.

Le primissime immagini che hanno strabiliato gli scienziati, rivelate in un evento online il 16 luglio 2020, sono state catturate quando la sonda si trovava circa 77 milioni di km dal Sole, più o meno la metà della distanza Terra-Sole.

Gli scienziati non sanno ancora se questi campfire sono effettivamente mini brillamenti o se sono guidati da meccanismi diversi. Si pensa però che potrebbero contribuire a uno dei misteri ancora irrisolti del Sole: il riscaldamento coronale.

Importante la partecipazione italiana alla missione, a partire dal coronografo Metis, finanziato e gestito dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) che occulta il disco solare per produrre un’eclissi artificiale e studiare le regioni coronali dove si accelera il vento solare, realizzato da un consorzio formato da OHB Italia e Thales Alenia Space. Stefano Cesare e Paolo Musi di Thales Alenia Space.

“Queste immagini hanno già rivelato informazioni scientifiche che non erano state rivelate precedentemente nonostante il satellite non si trovi ancora sulla sua orbita finale operativa che lo porterà ancora più vicino al Sole – ha spiegato Cesare – hanno quindi una doppia valenza, scientifica ma anche per l’industria che ha realizzato lo strumento perché dimostrano che lo strumento si sta comportando perfettamente, secondo le previsioni”.

“Il Sole – ha aggiunto Musi – è l’unica stella che possiamo studiare da vicino ma è molto difficile perché l’ambiente è molto ostile per la forte radiazione termica e infrarossa. L’Esa si propone di andare a 0,3 UA, un terzo della distanza Terra-Sole e studiare accuratamente i fenomeni della corona, il campo magnetico solare e, per la prima volta, osservarne i poli”.

Italiano è anche lo schermo protettivo della sonda, realizzato con tecnologia “Solar black”, in titanio e Fosfato di calcio e italiani sono i sensori di assetto, realizzati da Leonardo, con cui la sonda si orienta nello Spazio.