Hong Kong, Pechino aumenta la pressione, studenti in fuga

Alta Corte ha respinto il ricorso di Joshua Wong

NOV 19, 2019 -

Milano, 19 nov. (askanews) – Pechino aumenta la pressione su Hong Kong, mentre i repubblicani statunitensi sollecitano Donald Trump a sostenere pubblicamente i manifestanti. Sta diventando un affare sempre più internazionale la protesta pro-democrazia dell’ex colonia britannica.

Alcuni studenti si sono arresi alla polizia, ma situazione resta incandescente. Oltre 100 studenti sono ancora asserragliati nel Politecnico. Mente secondo la governatrice Carrie Lam almeno 600 giovani sono usciti: “Ma sono ancora molto preoccupata”, ha detto. Nel frattempo è stato nominato il nuovo capo della polizia.

Ma la verità è che dopo cinque mesi di proteste sempre più violente contro l’esecutivo pro-Pechino, il governo cinese non è ancora riuscito a ottenere un ritorno alla calma nel territorio autonomo che controlla dal 1997.

Il Dragone ha anche subito una battuta d’arresto lunedì quando l’Alta Corte di Hong Kong ha annullato il divieto di maschere nelle manifestazioni, che è stato dichiarato il mese scorso dal governo locale. Ma la stessa Corte ha anche respinto il ricorso di Joshua Wong, attivista di punta pro-democrazia, contro la richiesta di espatrio per un viaggio in Europa a causa del pericolo di fuga.

Ed ecco l’ambasciatore cinese a Londra Liu Xiaoming, che dice che la Cina non si arrende:

“Gli autori di violenze devono essere assicurati alla giustizia. Questo è l’unico modo per salvaguardare gli interessi del pubblico, garantire un futuro migliore per Hong Kong e consolidare la fondazione di “One Country, Two Systems””.

Chiaro il riferimento alla soluzione politica proposta nel 1979 dal leader comunista cinese Deng Xiaoping nell’ambito delle trattative tra Repubblica Popolare Cinese e Regno Unito, che condussero al ritorno di Hong Kong sotto la sovranità cinese. Ma la linea politica ufficiale tenuta dal governo della Repubblica Popolare Cinese nei confronti dei territori di Hong Kong, Macao e Taiwan, evidentemente agli studenti non sta bene.

Nel frattempo Mike Pompeo ha dichiarato che spetta al governo di Hong Kong “ripristinare la calma” sul territorio, comprese “misure chiare per soddisfare le esigenze dell’opinione pubblica”. Ma la Cina gli ha già risposto: “Non si intrometta”.