Apre a Villa Farnesina “Leonardo a Roma. Influenze ed eredità”

A Roma la mostra sul dialogo e il rapporto che ebbe con la città

OTT 3, 2019 -

Roma, 3 ott. (askanews) – È dedicata a Leonardo da Vinci e al suo rapporto con Roma, la mostra “Leonardo a Roma. Influenze ed eredità”, ospitata nella splendida cornice di Villa Farnesina dal 4 ottobre fino al 12 gennaio 2020. L’esposizione, realizzata sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica dall’Accademia Nazionale dei Lincei e dalla Fondazione Primoli, patrocinata e finanziata dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci e Intesa Sanpaolo, è un’occasione unica per scoprire gli stimoli che l’artista ricevette ed esercitò nella città eterna quando arrivò in Vaticano al seguito del fratello del Papa, Giuliano dei Medici.

A colpire è soprattutto il contesto rinascimentale. Antonio Forcellino, che ha curato la mostra insieme a Roberto Antonelli.

“Questa mostra ha un contesto non riproducibile, capace di dare un’emozione, non solo un’informazione al visitatore, un dipinto mostrato in un museo è un dipinto che vive a metà, un dipinto che viene mostrato nel suo contesto è un dipinto che emoziona”.

La prima parte è dedicata all’arrivo di Leonardo a Roma, al rapporto con Raffaello, alle reciproche influenze e alla ricettività dei modelli classici. Nella Loggia di Galatea, si mettono a confronto la “Fornarina” di Raffaello (con una copia d’epoca della collezione Torlonia), la “Gioconda Torlonia” della Bottega di Leonardo con possibile intervento dello stesso Leonardo, e la “Gioconda Nuda” della Fondazione Primoli, nata nella bottega di Leonardo da un cartone del maestro realizzato con ogni probabilità proprio durante il soggiorno romano. Queste ultime due opere sono state restaurate per la mostra, il cui intento spiega Antonelli, è: “Vuole soprattutto mostrare l’influenza che Leonardo ebbe sulla pittura romana e che proprio qui, a Villa Farnesina, raccolse l’influsso di Leonardo. Il rapporto tra il dipinto di Leonardo e della sua scuola, la Leda, collocato di fronte alla Galatea di Raffaello, in qualche modo spiega da solo gli influssi che Raffaello ricevette da Leonardo e sviluppò nel suo affresco”.

Non solo, si raccontano gli impulsi ricevuti da Leonardo nella Roma che stava lavorando sull’antico e sulla sua rinascita. Il rapporto che ebbero lui e Raffaello con la statuaria classica viene celebrato nella Loggia di Amore e Psiche con la statua dell’Afrodite della Troade, rappresentativa del tipo della Venere Medici e dalla Leda e il cigno. Si prosegue nella sala del Fregio con disegni autografi di Leonardo, in particolare “Studio di panneggio per una figura inginocchiata” e “l’Angelo Incarnato”, realizzato probabilmente proprio negli anni romani, due capolavori rari per i visitatori, il secondo mai mostrato in Italia.

Infine due sale per raccontare l’attività della bottega di Leonardo a Roma attraverso alcune delle opere più significative, come il San Giovanni Battista e il Salvator Mundi, restaurati per la mostra. Su cui, tutto fa pensare, ci fu, come per la Gioconda Torlonia, un intervento diretto del Maestro. “Il Salvator Mundi, La Leda, tutti dipinti nati nella bottega ma su cui Leonardo probabilmente ha messo le mani come dicono i documenti e come conferma la qualità altissima di questi dipinti” ha concluso il curatore.