Lacrime e accuse di Amanda Knox: Guede uccise Meredith

La giovane americana a Modena a 4 anni dall'assoluzione

GIU 15, 2019 -

Roma, 15 giu. (askanews) – Un’ora di intervento, interrotto più volte dalle lacrime. È la verità di Amanda Knox, l’accusa sferrata dalla giovane americana verso giustizia italiana, media, pubblico ministero. Amanda Knox è tornata in Italia per la prima volta dopo quattro anni dall’assoluzione definitiva avvenuta, per curiosa coincidenza, proprio il 16 giugno del 2014.

Torna in Italia per partecipare al Festival della Giustizia Penale a Modena. Interviene in un italiano quasi perfetto. “Per dire la verità ho paura, oggi, adesso, ho paura di essere molestata, di essere derisa, ho paura di essere incastrata e ho paura che nuove accuse mi verranno rivolte solo perché vengo qui a dire la mia versione dei fatti qui oggi”, afferma la ragazza con la voce rotta dalle lacrime”.

“So che molte persone pensano che io sia una cattiva” e che “sto traumatizzando nuovamente la famiglia Kercher e profanando la memoria di Meredith. Si sbagliano”.

Amanda Knox ricorda quel giorno in cui Meredith Kercher venne uccisa e accusa: il killer è Rudy Guede.

“Il 1 novembre 2007 un ladro di nome Rudy Guede è entrato nel mio appartamento e ha violentato e ucciso la mia coinquilina Meredith. Il suo Dna è stato rilevato sul suo corpo in tutta la scena del crimine, ha lasciato le sue impronte digitali e di piede nel suo sangue. E’ fuggito dal paese e alla fine è stato catturato, processato e condannato”.

E ripercorre quel periodo di solitudine, di isolamento, di dramma personale, tanto da aver pensato al suicidio.

“Nessun altro all’infuori della mia famiglia aveva visto la verità: non i media, non i pubblici ministeri, non il pubblico, nemmeno il cappellano”.

E ripete più volte la sua verità, tra gli applausi del pubblico e lo sguardo di sostegno del suo fidanzato. “Quello che mi ha lasciato questa esperienza, in un sistema giudiziario come quello italiano, è che alla fine ha stabilito la verità: che Raffaele e io non abbiamo ucciso Meredith”. “Io non sono un mostro, sono semplicemente Amanda”.

Poi l’accusa più forte: “L’inchiesta è stata contaminata. La giuria è stata corrotta, era impossibile per me avere un processo giusto”.