ManpowerGroup: le strategie per creare lavoratori specializzati

Tecnologia, formazione per settori e accesso alle donne

MAG 22, 2019 -

Roma, 22 mag. (askanews) – ManpowerGroup, l’agenzia statunitense per il lavoro multinazionale, riflette sui trend della forza lavoro nel mondo globalizzato e soprattutto su come colmare i vuoti tra domanda e offerta di lavoratori specializzati.

Problema chiave numero uno, non aver paura della tecnologia. Jonas Prising, Ceo di ManpowerGroup:

“Si sente parlare molto dell’impatto negativo che la tecnologia avrebbe sull’occupazione. Ma le ricerche da noi fatte mostrano chiaramente che chi investe nella tecnologia produce lavoro. C’è forse un 10% di impieghi che potrebbe scomparire ma nel corso del tempo ne saranno creati molti di più. Il 60% degli impieghi però sarà sempre più dipendente dalla tecnologia, ed è per questo che in tutto il mondo vediamo una sete sempre maggiore di lavoratori specializzati”.

Percentualmente crescono le donne sempre più preparate, eppure è difficile per una donna fare carriera. Mara Swan è vicepresidente esecutiva per le strategie globali di ManpowerGroup: “In tutto il mondo le donne sono la risorsa più sottoutilizzata, e soprattutto in Europa c’è una opportunità enorme per inserire più donne nella leadership. L’Italia in particolare ha la percentuale più bassa nel continente europeo” osserva. “Soprattutto con le trasformazioni del mondo digitale abbiamo bisogno delle ‘soft skill’ che le donne portano in un modo del lavoro sempre più diverso. Se non hai donne nella tua forza lavoro, non cresci al ritmo che ti serve nel mondo d’oggi. Per questo le nostre imprese devono prendere la questione molto più sul serio”.

Quali rimedi? Ecco le proposte di Stefano Scabbio, presidente regionale per l’Europa del Sud del gruppo: “Un modello che stiamo oggi condividendo è un modello di successo, è un modello che chiamiamo di Academy, è un modello che coinvolge un ecosistema di aziende che in un distretto svolgono tendenzialmente la stessa attività. Il modello funziona coinvolgendo queste aziende di questo settore e chiedendo loro quali sono le competenze di cui avranno bisogno nei prossimi 18 mesi. Noi prepariamo dei corsi di formazione, utilizziamo i macchinari sui quali andranno a lavorare queste persone e i nostri modelli, ma anche persone che arrivano direttamente da queste aziende come professori e istruttori. Questo è un modello che in senso pratico rappresenta la traduzione di quello che è la quarta rivoluzione industriale”, conclude Scabbio.