Al Piccolo Eliseo Cous Cous Klan: quella violenza che fa ridere

In spettacolo Carrozzeria Orfeo un futuro distopico ma possibile

GEN 11, 2018 -

Roma, (askanews) – Dopo il grande successo di Thanks for Vaselina e Animali da bar, il collettivo Carrozzeria Orfeo torna al Piccolo Eliseo con il nuovo spettacolo Cous Cous Klan, co-prodotto dall’Eliseo stesso, in programma fino al 28 gennaio.

Il regista e drammaturgo Gabriele di Luca: “Un futuro prossimo, un futuro distopico, va tanto di moda questa parola, però è vero, distopico ma molto possibile, dove l’acqua è stata completamente privatizzata e il mondo si è diviso in ricchi, che vivono all’interno di recinzioni e poveri, che vivono in baraccopoli. I primi hanno l’acqua a volontà, sono sorvegliati da guardie armate, sono protetti dal governo e i secondi, come anche già in Brasile o in certi luoghi dell’America latina, vivono dentro delle favelas”.

In un parcheggio abbandonato sorge una micro comunità di senzatetto. In una delle due roulotte fatiscenti vivono tre fratelli: Caio (Massimiliano Setti), ex prete nichilista e depresso, Achille (Alessandro Tedeschi), sordomuto e irrequieto, e Olga (Beatrice Schiros), la sorella maggiore, obesa e con un occhio solo.

“Attraverso questa violenza che percepiamo, che diventa una violenza finta, rappresentata, una violenza che fa anche divertire, sentiamo un po’ meno il peso della violenza, che siamo costretti a vivere tutti i giorni”, aggiunge il regista.

Nell’altra roulotte ci vive Mezzaluna (Pier Luigi Pasino), il precario compagno di Olga, un musulmano, che seppellisce rifiuti tossici di giorno e lavora come ambulante di notte.

Presto alla comunità si aggiungeranno Nina (Angela Ciaburri), simbolo del riscatto sociale, e Aldo (Alessandro Federico), un medio borghese che dopo un grave problema famigliare si è ritrovato a dormire per strada. “C’è una bellezza decadente, raccontiamo il bello nella bruttezza. Queste roulotte scrostate, riverniciate, sono come un luogo dove un tempo c’era della vita che è andata morendo, ma qualcosa è rimasto aggrappato a questi luoghi e cerca ancora di difendersi e sopravvivere, proprio questa lotta per la sopravvivenza ci dà l’idea della bellezza che c’è anche dentro agli esseri umani, personaggi che raccontiamo, la voglia di continuare a lottare per riacquisire quella bellezza”, conclude Di Luca.