XXI Triennale, i Savi di Melotti e l’architettura dell’ombra

Svelato il padiglione della Soprintendenza belle arti

GIU 14, 2016 -

Milano (askanews) – Un nuovo tassello nel già vasto contesto della XXI Triennale: a due passi dal Palazzo dell’Arte è stato inaugurato il padiglione After / Umbracula curato da Antonella Ranaldi e Fulvio Irace per la Soprintendenza belle arti e paesaggio di Milano su progetto di Attilio Stocchi. Una struttura concepita intorno ai due poderosi Savi dello scultore Fausto Melotti. L’architetto Ranaldi ha sottolineato il valore storico dell’operazione. “Abbiamo voluto portare qui i Savi, farli tornare alla XXI Triennale – ha spiegato – perché i loro prototipi, che erano altri esemplari uguali, ma in gesso, erano stati realizzati da Fausto Melotti, nella sua prima edizione nel 1936, per la Triennale di Milano”.

Un legame, quello dell’artista con Milano, che è stato sottolineato anche dal presidente della Triennale Claudio De Albertis. “L’estro di Melotti – ha detto – io credo che debba avere massima visibilità, soprattutto in questa città”.

La struttura progettata da Stocchi dialoga con l’architettura del Castello Sforzesco, ma anche con la natura, di cui assume in qualche modo la forma ramificata e, se così si può dire, biologica. E, come testimonia lo stesso nome dell’installazione, l’ombra gioca un ruolo importante. “Non c’è niente di più meraviglioso dell’ombra che gioca con l’architettura – ha detto un emozionato Stocchi -. E in tre momenti, alle 8.30, alle 11.30 e alle 17.30, per dirla con Montale ci sono come dei girasoli che impazziscono di luce: questo padiglione diventa un po’ bianco, un po’ grigio, un po’ nero”.

Accanto alle sculture, sotto la copertura quasi naturale, si trovano anche i totem realizzati da Italo Lupi che presentano immagini di architetture contemporanee che hanno insistito su strutture preesitenti, tema sensibile per la Soprintendenza. “I Savi – ha concluso Antonella Ranaldi – si interrogano proprio su questo: pro e contro tra l’addizione dell’opera aperta e l’opera blindata”.

Ma per fortuna, all’interno del padiglione nel Parco Sempione tutto si percepisce tranne il senso di qualcosa di blindato.