Finisce l’era Pallotta ma la Roma è sempre a stelle e strisce

Il club venduto al magnate texano Dan Friedkin

AGO 6, 2020 -

Roma, 6 ago. (askanews) – Otto anni passati tra promesse, cambi di tecnici e allenatori, grandi utopie, operazioni finanziarie, tanta burocrazia, uno stadio rimasto sui plastici e nessun titolo. Dall’agosto del 2012 all’agosto del 2020. Si chiude così l’era di James Pallotta a Roma. L’uomo che, quando rilevò la società dal connazionale Thomas Di Benedetto, avrebbe dovuto fare del club giallorosso una potenza sportiva mondiale ed invece ha seminato tante discussioni, altrettante polemiche e numerosi strappi senza mai effettivamente convincere. La semifinale Champions del 2018 con l’eliminazione del Barcellona, il momento più alto nella storia breve di questa proprietà che passa di mano per 591 milioni al Gruppo Friedkin.

Da Boston al Texas, la Roma resta nelle mani americane per costruire una società grande e vincente. La trattativa con Friedkin che ha praticamente acquisito la Roma nell’autunno scorso con una operazione che poi si è bloccata per via del lockdown, è cominciata proprio quando Pallotta aveva promesso di soggiuornare di più a Roma per costruire una società “grande e vincente”. Fuori dal campo la società è cresciuta, si è strutturata seguendo l’esempio dei grandi club europei, ha aumentato il proprio valore. Ma contestualmente sono lievitati anche debiti e costi di gestione, certificati dal passivo da 150 milioni che farà registrare il bilancio chiuso al 30 giugno. Sul piano sportivo sono passati Zeman (con Lamela, Pjanic e Florenzi) e la finale di coppa Italia persa con la Lazio, Garcia (che chiude secondo nel 2014 e perde 7-1 dal Bayern Monaco), Spalletti (battuto 6-1 dal Barcellona) con l’addio di Totti nel 2017, Di Francesco (Barcellona Rimontato da 1-4 a 3-0 nella doppia sfida che vale la semifinale di Champions). Totti entra in società come dirigente nel 2017 lasciando due anni dopo per divergenze con la società, divergenze che aumentano la spaccatura tra la proprietà americana e i tifosi. L’assenza dalla capitale ha pesato tantissimo nel rapporto con i tifosi. Una distanza che ha pesato sulla gestione dell’addio al club di due bandiere come Totti e Daniele De Rossi.

A capo di un impero ereditato dal padre e oltre 4 miliardi di dollari di patrimonio, il 54enne texano Dan Friedkin è il “re della Toyota” negli States, a capo di un impero con 5.600 dipendenti e 12 società facenti capo alla holding di famiglia. “Non vedo l’ora di immergermi nella famiglia giallorossa”, ha dichiarato Friedkin dopo la firma del preliminare. Secondo le stime di Forbes, il suo capitale personale è di 4,2 miliardi di dollari (3,67 miliardi euro) che lo colloca al 504° posto tra gli uomini più ricchi del mondo. Automobili, hotel di lusso, viaggi avventura, Enterteinment. Produttore di “The Square”, pellicola svedese vincitrice della Palma d’oro a Cannes nel 2017 candidandosi anche all’Oscar come miglior film straniero. All’elenco s’iscrive pure “All the Money in the World” (“Tutti i soldi del mondo”): film ambientato in Italia sul sequestro nel 1973 a Roma di Paul Getty. Aviatore, possiede la più grande collezione in America di vecchi aerei da guerra che offre spettacoli di volo in tutto il mondo. Nello sport possiede circoli esclusivi ed una passione smisurata per gli Houston Rockets di basket Nba. Provò ad acquistare la franchigia texana un paio di anni fa quando il proprietario Leslie Alexander annunciò la vendita. Friedkin non vi riuscì, ma figura come partner commerciale della squadra, d’altronde l’arena nella quale giocano i Rockets è sponsorizzata proprio dalla Toyota. Ora la Roma. Il tempo dirà per farne cosa.

adx/sam