Al via lunedì su Rai3 il nuovo programma di Marco Damilano

"Il Cavallo e la Torre", per offrire un punto di vista spiazzante

AGO 25, 2022 -

Rai Roma, 25 ago. (askanews) – Comincerà lunedì 29 agosto su Rai3, intorno alle 20.40, la nuova striscia informativa di Marco Damilano, “Il Cavallo e la Torre”. Con una settimana di anticipo rispetto al previsto, dunque, per via della campagna elettorale già in corso (si voterà il prossimo 25 settembre). Il titolo del programma riprende alla lettera quello di un libro di Vittorio Foa, uno dei padri nobili della nostra Repubblica. Nel quale – ha spiegato Damilano in un incontro con i giornalisti in viale Mazzini – è presente quella idea della mossa del cavallo, un pezzo nel gioco degli scacchi in apparenza più debole di altri, ma in realtà “più agile e più spiazzante”. “Dato che il cavallo nella scenografia ha una sua presenza piuttosto importante”, ha affermato Damilano, “mi sembrava interessante riprendere questa idea perché c’è una politica routinaria, di schieramento, e c’è anche una informazione di schieramento, e invece c’è il cavallo che è qualcosa che cerca di offrire un punto di vista diverso, cerca di fare qualcosa di spiazzante”. Il programma andrà in onda da un piccolo studio al piano terra della sede Rai di viale Mazzini, già utilizzato durante il lockdown, da dove è ben visibile la statua del Cavallo simbolo dell’emittente di Stato. Una scelta, questa, particolarmente apprezzata da Damilano, “perché ne vedo il tratto identitario. E’ un programma tutto dentro la Rai, e la Rai sceglie anche di mettere in campo il suo marchio più noto, cioè il Cavallo di Francesco Messina, e la sede della presidenza e della direzione generale. È un grande onore per me, e mi avvicino a questo impegno con sentimenti di gratitudine per chi ha pensato di affidarmi questo programma, in particolare all’amministratore delegato Carlo Fuortes”. Naturalmente, ha spiegato ancora Damilano, “la campagna elettorale sarà il cuore del racconto delle prossime settimane”. Tuttavia, la sua intenzione è quella di “fare un racconto un po’ diverso”. Oltre “al puro scontro dei partiti alla ricerca del voto”, c’è infatti “un Paese che va raccontato. Bisogna occuparsi anche degli elettori, come dei non elettori, coloro che non vogliono votare o che non si sentono rappresentati. Credo sia un tema di grande importanza anche giornalistico, e anche da servizio pubblico, perché il servizio pubblico rappresenta tutta la società italiana, compresa una fetta sempre più in aumento di elettori che pur essendo molto interessati alla politica, e quindi molto interessati all’informazione, non per questo – ma forse anche per questo – hanno una certa disaffezione dal voto, come hanno dimostrato tutte le ultime tornate elettorali amministrative, a partire da quelle delle grandi città dell’anno scorso”. E’ prevista la partecipazione di ospiti (ma Damilano non ha voluto anticipare nomi), non tutte le sere però. “Il programma – ha spiegato ancora il giornalista – non è un’intervista, ma una striscia di approfondimento, quindi l’intervistato, l’ospite, c’è quando rappresenta un punto interessante della giornata”. Il programma dunque avrà vari linguaggi e diversi format che andranno sperimentati nel tempo stretto dei dieci minuti: “Può essere un ospite, può essere il commento del fatto del giorno con dei punti di vista, può essere il racconto del Paese, quindi con dei reportage e delle inchieste, e delle storie, storie di persone. Quindi la sfida è fare queste cose dentro un tempo breve”. Si tratta di un tipo di programma che ha “una tradizione molto nobile” in Rai, ha ricordato ancora Damilano. “In fondo è proprio un linguaggio, un modo di raccontare il Paese e anche la realtà internazionale, che è stato inventato qualche decennio fa da queste parti”. Padri nobili di questo format (“vengono i brividi a nominarli”) sono Enzo Biagi con “Il Fatto” e Andrea Barbato con la sua “Cartolina”, “che per la mia generazione era un appuntamento fisso e imprescindibile”. Alla lezione di Barbato, per cui il giornalismo deve non solo raccontare i fatti ma anche spiegarli, perché i fatti senza spiegazione spesso sono inerti, Damilano si richiama esplicitamente, “perché l’oggettività non esiste, esiste l’onestà di presentare le cose, e soprattutto esiste la spiegazione, cioè il contesto, l’approfondimento di un fatto”. Ovviamente, iniziando in piena campagna elettorale, la nuova striscia dovrà sottostare ai paletti fissati dalla legge sulla par condicio. Ma “se si lavora nel servizio pubblico”, ha concluso Damilano, “la par condicio non è neanche una legge, è uno spirito, uno spirito democratico che va difeso, perché quando ci sono le elezioni tutti hanno pari opportunità”.