Steve McQueen: grazie alla pandemia si riparla del razzismo

Il regista alla Festa del cinema di Roma con "Small Axe"

OTT 16, 2020 -

Roma, 16 ott. (askanews) – “C’è voluta la pandemia e l’orribile morte di di George Floyd, con milioni di persone per le strade, per far capire che forse era il caso di parlare di razzismo”. È quanto ha affermato il regista Steve McQueen, ospite oggi alla Festa del Cinema di Roma per presentare “Small Axe”, una miniserie tv sulla comunità afro-britannica di Londra negli anni ’60-’80. Il premio Oscar per “12 anni schiavo” ha spiegato: “C’è stato un risveglio perché eravamo tutti a casa, in lockdown, a fare i conti con le nostre fragilità, e c’è stata una reazione. C’è voluta così tanta sofferenza per renderci conto di ciò che è accaduto”.

I cinque film della serie prodotta da BBC One, che saranno su Amazon Prime dal 20 novembre, raccontano ognuno una storia diversa su personaggi o eventi storici legati alla comunità nera della capitale inglese. Per 11 anni McQueen ha incontrato persone e raccolto storie. “Il mio obiettivo era portare sullo schermo una storia non raccontata e che riguarda anche l’attualità. – ha spiegato il regista britannico – Volevo disperatamente fare questo film. Non sono storie inventate, ma è la realtà di ciò che i neri devono sopportare ogni giorno”. McQueen ha poi aggiunto: “Volevo realizzare questo film prima che tante persone della generazione dei miei genitori morissero, tanti sono morti senza che si vedessero le loro storie come quelle di veri eroi”.

Alla domanda se dopo l’Oscar e il successo di “12 anni schiavo” sia cambiato lo sguardo del mondo del cinema verso la comunità afroamericana, McQueen ha risposto: “Con quel successo molti a Hollywood hanno realizzato che si poteva guadagnare facendo un film con due protagonisti neri: praticamente un altro modo per fare incassi. Non so se si siano fatti progressi, ma almeno uno sforzo c’è stato. – ha detto – Quello che mi interessa di più però oggi sono le maestranze, i montatori, i costumisti, il cast tecnico, come le minoranze possano fare progressi in una industria che è ancora non solo elitaria ma che esclude”.