Al Teatro Ciak di Roma la versione italiana de “La Cena delle Belve”

Curata da Vincenzo Cerami prima della scomparsa. Dal 7 novembre

OTT 31, 2019 -

Roma, 31 ott. (askanews) – Da giovedì 7 a domenica 10 novembre arriva al Teatro Ciak di Roma “La Cena delle Belve”, pluripremiato spettacolo teatrale francese (Le Repas des fauves), tra i maggiori successi delle ultime 5 stagioni parigine, incoronato ai Molières 2011 come migliore spettacolo privato, migliore adattamento e messa in scena. Grazie alla versione italiana curata da Vincenzo Cerami poco prima della sua scomparsa, “La Cena delle Belve” arriva al teatro di via Cassia con cast e regia che dipingono con crudeltà e ironia il meglio e il peggio dell’animo umano sullo sfondo della Grande Storia del 1943. Sul palcoscenico Marianella Bargilli, Emanuele Cerman, Alessandro D’ambrosi, Maurizio Donadoni, Carlo Lizzani, Ralph Palka, Gianluca Ramazzotti, Silvia Siravo. Regia associata di Julien Sibre e Virginia Acqua.

La vicenda presenta la storia di sette amici che, nell’Italia del 1943 durante l’occupazione tedesca, si trovano per festeggiare il compleanno del loro ospite. Una serata diversa, per staccare un attimo dalle tragedie e paure della guerra e dalle privazioni che questa porta con sè. Quella stessa sera però vengono uccisi due ufficiali tedeschi ai piedi della loro palazzina e per rappresaglia la Gestapo decide di prendere due ostaggi per ogni appartamento. Il comandante tedesco dell’operazione riconosce però nel proprietario dell’appartamento dove si trovano i sette amici, il libraio dal quale spesso compra delle opere, e per mantenere un singolare rapporto di cortesia avverte che passerà a prendere gli ostaggi al momento del dessert, lasciando loro la scelta dei due ostaggi. Qui comincia “La Cena delle Belve” con tutto quello che può far presagire un quadro del genere. Ognuno cercherà di salvare la propria pelle e davanti alla paura della morte l’amicizia cade tirando fuori il peggio di ogni persona. Il testo alterna momenti di alta tensione a momenti di risate e divertimento, lo humor nero è così ben miscelato da impreziosire l’opera, tanto l’assurdità crudele di una tale scelta possa spesso prestarsi al sorriso.

Uno spettacolo che prende per mano lo spettatore e lo coinvolge emotivamente fino all’inaspettato finale, costretto a identificarsi in ciascuno dei sette personaggi; il libraio e sua moglie che organizzano la cena, il medico che non nasconde il suo interesse per l’occupante tedesco; un reduce di guerra con sguardo gioioso sulla vita, una giovane vedova tentata dalla Resistenza; un omosessuale cinico e un affarista collaborazionista, fino a domandarsi: cosa farei al loro posto? Il genio di Katchà dipinge senza compiacimento la natura umana, con un realismo crudo in cui l’ironia non è mai assente. Di fronte all’orrore affrontato con derisione, si ride di questi piccoli personaggi disegnati con profonda sapienza tridimensionale.