Smartphone e privacy: difendersi dagli attacchi quotidiani

I dati che possono essere raccolti

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Roma, 26 mag. – Torna in queste settimane prepotentemente alla ribalta il tema della privacy e della sua difesa dalle incursioni che vengono quotidianamente fatte attraverso il nostro smartphone. Lo spunto arriva da una nuova campagna pubblicitaria di Apple lanciata su scala globale, che fa il suo esordio in questi giorni anche in Italia: il racconto è quello di un’asta particolarmente ricca, dove gli oggetti in vendita sono le abitudini di un utente, registrate attraverso il suo utilizzo del cellulare. Questo spot è particolarmente efficace perché rende comprensibile in modo semplice ed immediato quali e quanti dati si producono quotidianamente con il proprio smartphone e come queste informazioni vengano spesso raccolte senza alcuna consapevolezza dei soggetti coinvolti. Apple ha lanciato una vera e propria crociata a difesa della privacy dei suoi utenti con le ultime versioni del suo sistema operativo; questo tema è risultato particolarmente gradito al mercato, tanto è vero che Google, nel presentare il più recente aggiornamento del sistema operativo Android, ha focalizzato tutta la sua attenzione proprio sulla gestione della privacy. Quali dati possono essere raccolti attraverso lo smartphone. Quando si installa un’applicazione, vengono chieste alcune autorizzazioni per accedere ai dati che si conservano sullo smartphone: spesso, presi dalla fretta o semplicemente disinteressati all’argomento, si dà il consenso a raccogliere tutti i tipi di dati, anche quelli che non hanno nulla a che vedere con la stessa applicazione. Perché l’applicazione di una tastiera per cellulare dovrebbe chiedere la posizione del telefono? Qual è un motivo logico per cui una app che elabora fotografie dovrebbe sapere su quali siti si va a navigare? Quando si frequenta un sito Internet e arriva il momento in cui si concedono le autorizzazioni per i cookie, perché deve essere installato sul cellulare un cookie che registra le altre attività online? Non è tutto, perché moltissime mail che ci vengono spedite contengono in realtà quelli che vengono chiamati “pixel”, in grado di verificare quali email vengono aperte e quali vengono lette fino in fondo, senza che se ne abbia alcuna consapevolezza. In alcuni casi, basta inoltrare un messaggio di posta elettronica, per concedere a sconosciuti la conoscenza del proprio indirizzo IP, della lista dei contatti, addirittura l’indirizzo della persona a cui si sta scrivendo. Concedendo alle applicazioni di tracciare ciò che si fa sul proprio smartphone, in alcuni casi si forniscono informazioni di cui non si è consapevoli, come la lista completa delle transazioni online. Come difendersi dall’invasione della privacy da parte di sconosciuti. Ci occuperemo in un futuro prossimo degli strumenti con cui gli utenti Android possono difendere il proprio cellulare, oggi ci concentriamo invece sugli strumenti a disposizione di chi possiede un iPhone. Prima contromisura è quella del resoconto sulla privacy delle applicazioni: entrando nelle impostazioni e selezionando la voce privacy, si trova un comando per attivare questo sistema di monitoraggio del proprio cellulare. Una volta che si attiva, basta aspettare qualche giorno per avere un resoconto molto dettagliato su ciò che le applicazioni fanno all’interno del telefono, è possibile vedere quali dati vengono raccolti e con quale frequenza e, soprattutto, controllare con quali server le applicazioni comunicano senza che lo si sappia. Possiamo assicurare che un colpo d’occhio alle attività che le applicazioni svolgono in background basterà per convincere chiunque a disattivare il tracciamento dei propri comportamenti. Quando si installa un’applicazione, attraverso una finestra pop-up viene chiesto il permesso di registrare le proprie attività anche all’interno di altre app. Non c’è alcuna ragione per assegnare quel consenso, perché non c’è alcun motivo per consentire a Facebook di sapere dove ci si trova, anche quando non si usa l’applicazione, oppure di concedere ad Instagram di sapere su quali siti si naviga. All’interno dell’applicazione Safari, quella con cui si accede ad Internet, è consigliabile impedire il monitoraggio tra siti web. Per quale ragione il sito su cui si cerca di comprare le gomme deve sapere in quale località si vuole andare in vacanza? Basta entrare nelle impostazioni di Safari per attivare questo controllo. Proteggere l’e-mail è fondamentale. Lo spot pubblicitario di Apple che racconta degli attacchi alla privacy, svela ciò che molti non sanno, ovvero che è facilissimo monitorare ciò che  viene fatto all’interno di un programma di posta elettronica. iPhone mette a disposizione dei propri utenti la protezione della privacy in mail: anche in questo caso l’attivazione si fa attraverso le impostazioni, selezionando la voce mail. Esiste una specifica opzione dedicata alla privacy della posta elettronica. Attivando questa funzione, sarà impossibile per soggetti esterni sapere quali mail vengono lette, così come saranno oscurati tutti i dati sensibili quando si inoltrano i messaggi. La protezione delle posizioni. Altro tema particolarmente sensibile è quello della localizzazione geografica: molti utenti iPhone usano abitualmente Google Maps per la propria navigazione, è consigliabile però utilizzare le mappe di Apple, perché la propria identità non viene mai in alcun modo connessa con l’identificazione del dispositivo. Per fare un esempio, Apple sa che è un iPhone in un determinato momento si trova in piazza del Duomo a Milano, ma non sa di chi sia. C’è una ulteriore accortezza: quando un’applicazione deve accedere alla posizione del cellulare per funzionare, quando si apre l’app la prima volta, viene fatta una richiesta per il consenso alla lettura dei dati. Non c’è ragione per consentire stabilmente l’accesso alla propria posizione: è sempre meglio accordare il consenso solo quando l’applicazione è in uso. Allo stesso modo, i servizi di pagamento di Apple Pay non registrano dati sensibili sulle transazioni, non tengono traccia di ciò che viene acquistato, né mette a disposizione di terzi una cronologia degli acquisti per proporre messaggi pubblicitari correlati. Ci occuperemo nei prossimi giorni anche degli strumenti che sono a disposizione degli utenti Android per difendersi dai continui tentativi di intrusione. Ciò che è importante sapere è che i dati che si generano con il normale utilizzo di uno smartphone alimentano un business che è diventato addirittura da qualche decina di miliardi nell’arco di un anno. Essere inconsapevolmente al centro di un mercato di questo genere non è gradevole, anche perché spesso le informazioni che sono oggetto di queste transazioni riguardano la vita privata degli utenti e non c’è una ragione valida perché siano a disposizione di sconosciuti, anche quando non si ha nulla da nascondere.