Venerdì 13 maggio 2022 - 18:01
Una safehouse per i migranti sulla rotta Balcanica
L’Italia realizza la prima casa per richiedenti asilo

Il progetto safehouse, modello di accoglienza alternativo ai grandi centri profughi, la prima casa che ospita richiedenti asilo è stata fortemente voluta da Caritas Bergamasca, ente capofila, Comune di Bergamo e CGIL Bergamo co-refenti del progetto, l’Ambasciata italiana in Bosnia, nonché le Acli, l’Arci e l’Anpi, e con il supporto di partner internazionali quali l’Ong Aternative – realtà di Kakanj che si occupa della gestione e dello sviluppo del progetto –, l’OIM e Caritas Bosnia- Erzegovina insieme a Caritas Italiana che, con i suoi operatori sul campo, sono impegnate nel monitoraggio delle fasi operative compresa la selezione dei beneficiari della casa a Kakanj, storicamente legata alla città orobica.
La piccola abitazione, un trilocale che nel quartiere di KraljievaSutjeska a Kakanj, sarà destinata per un intero anno a un nucleo familiare di massimo sei persone richiedenti protezione internazionale, già ospitate all’interno dei centri di accoglienza temporanei in Bosnia Erzegovina. I beneficiari verranno selezionati da Caritas Bosnia e Italia tra una coppia di siriani di 60 anni, un’altra famiglia siriana e una irachena con figli.
La safehouse si inserisce lungo il percorso dalle zone di VelikaKladusa fino a Trieste, dove molti profughi, come fossero pedine di un gioco, vengono fermati e rispediti in Croazia per poi essere respinti in Bosnia e costretti a riprendere il cammino verso l’Europa. Un viaggio pieno di insidie per circa 80mila migranti che, secondo i dati della Commissione europea riguardanti le Statistiche sulla migrazione verso l’Europa, cercano di raggiungere l’Ue oltrepassando il confine croato-bosniaco che rappresenta l’ultima tappa. I campi profughi disseminati lungo il cammino arrivano ad ospitare circa 300 persone che cercano di soddisfare i loro bisogni primari prima di rimettersi in viaggio. Sono pochissimi coloro che decidono di provare a ricostruirsi una vita in Bosnia o creare legami con il territorio e la comunità.
