Astronomia, scegliere siti per telescopi pensando al clima che verrà

Studio stima anche effetti in aree dove già sorgono osservatori

SET 26, 2022 -

Roma, 26 set. (askanews) – Secondo un nuovo studio, che per la prima volta valuta il destino dei più comuni siti che ospitano telescopi da terra, la scelta dei siti di costruzione di nuovi telescopi dovrebbe prendere in considerazione anche le variazioni climatiche sul lungo termine dovute alle attività antropiche. Con il clima che cambia, sempre più persone fanno i conti con questa questione e, purtroppo, per chi vive in alcuni luoghi migrare diventerà sempre più una scelta obbligata. Anche quando si costruisce un nuovo telescopio, la scelta del suo luogo di residenza passa attraverso un’accurata analisi, e in cima alla lista degli aspetti da valutare ci dovrebbero essere proprio quelli meteorologici e climatici. Lo dice uno studio pubblicato su Astronomy & Astrophysics che mostra come l’attuale sistema di valutazione del sito di costruzione di un telescopio non consideri le variazioni delle condizioni meteorologiche a lungo termine causate dai cambiamenti climatici. Le ripercussioni sulla qualità delle osservazioni – si legge su Media Inaf, il notiziario online dell’Istituto nazionale di astrofisica – potrebbero essere notevoli. La qualità delle osservazioni astronomiche a terra dipende, fra le altre cose, dalla limpidezza dell’atmosfera, dall’umidità, dal numero di notti serene in un anno e dalla copertura nuvolosa sopra il luogo da cui vengono effettuate. Per questo i telescopi spesso si trovano in alto sul livello del mare, in modo che lo strato di atmosfera sovrastante sia più sottile. Molti telescopi sono costruiti su altopiani, su monti vulcanici collocati su piccole isole (come alle Hawaii o alle Canarie), oppure in vasti altopiani desertici (come in Cile), tutti luoghi generalmente secchi e con coperture nuvolose poco frequenti. Nel processo di valutazione dei parametri climatici, però, lo storico analizzato per ciascun possibile sito di osservazione è di pochi anni (cinque in media) e manca completamente la valutazione del destino climatico di quel sito, che coinvolga previsioni a lungo termine. Grazie ai modelli climatici ad alta risoluzione sviluppati nell’ambito del progetto Primavera di Horizon 2020, gli autori dello studio sono stati in grado di esaminare le condizioni climatiche, presenti e future, di moltissimi luoghi nel mondo. Secondo quanto riportato nell’articolo, ad esempio, l’analisi delle tendenze climatiche future mostra che i principali osservatori astronomici posti alle Hawaii, alle Isole Canarie, in Cile, in Messico, in Sudafrica e in Australia subiranno probabilmente un aumento della temperatura e del contenuto di acqua nell’atmosfera entro il 2050. Questo, per gli astronomi, potrebbe significare perdite sia nel tempo di osservazione sia nella qualità dei dati raccolti. Il problema, nel caso dei telescopi, – prosegue Media Inaf – è che essi sono costruiti e ottimizzati per lavorare al meglio nelle condizioni climatiche attuali, e sono poco adattabili a variazioni significative di queste nel tempo. L’aumento della turbolenza nella cupola a causa del cambiamento nel punto di rugiada (la temperatura alla quale l’aria diventa satura di vapore acqueo e cominciano a formarsi gocce d’acqua) ad esempio, può tradursi in un funzionamento non ottimale dei sistemi di raffreddamento, con conseguenze dirette sulla qualità dei dati difficilmente risolvibile o migliorabile. Secondo gli autori, considerando l’impatto crescente che il cambiamento climatico avrà in futuro, è necessario che vengano rivisti i processi di selezione dei siti di costruzione dei telescopi.