Empatici e altruisti o freddi e distaccati: lo rivela il cervello

Studio SISSA sui meccanismi cerebrali alla base dell'amicalità

MAG 12, 2021 -

Roma, 12 mag. (askanews) – Siete empatici, generosi, altruisti? Avete insomma quello specifico tratto della personalità definita nel linguaggio psicologico amicalità? Una nuova ricerca della SISSA appena pubblicata sulla rivista “NeuroImage” fa luce sui meccanismi cerebrali alla base di questi tratti.

Secondo lo studio, le persone più distaccate e individualiste sembrano elaborare in modo simile contesti sociali e non sociali, come dimostrano i pattern di attivazione simili nella corteccia prefrontale associati a questi due tipi di informazione. Nei soggetti con più alti livelli di amicalità, invece, i pattern di attivazione in questa stessa area sono più dissimili tra i due tipi di situazione sociale e non sociale. Questo risultato – evidenzia SISSA – suggerisce che, in un contesto sociale, le persone con livelli elevati di amicalità sono in grado di mettere in campo quelle abilità che risultano importanti e più utili per la riuscita dell’interazione con il prossimo. Un’evidenza che non dovrebbe sorprenderci: infatti l’amicalità di un individuo è associata a caratteristiche quali l’empatia, la cooperazione e la generosità che richiedono la capacità di cogliere aspetti cognitivi, emotivi e motivazionali dell’altro nelle situazioni sociali.

In prospettiva, questi risultati potrebbero contribuire allo sviluppo di test di personalità più obiettivi ed efficaci, includendo una verifica dell’amicalità di un individuo anche sulla base della sua risposta cerebrale a stimoli diversi. La ricerca è stata condotta da Sandra Arbula e Elisabetta Pisanu e coordinata dalla professoressa Raffaella I. Rumiati.

“I tratti della personalità riflettono degli aspetti chiave della variabilità individuale. Per cercare di comprendere i meccanismi alla base di queste differenze occorre indagare i comportamenti associati a ciascuno tratto e le loro basi neurali” spiegano le scienziate. Per svolgere la loro ricerca, l’equipe della SISSA ha coinvolto decine di volontari opportunamente selezionati secondo il loro grado di amicalità, una delle cinque maggiori dimensioni della personalità, attraverso un questionario. “I partecipanti allo studio osservavano dei materiali visivi che descrivevano situazioni diverse, alcune caratterizzate da contenuti sociali e altre da contenuti non sociali. La loro attività cerebrale è stata quindi registrata utilizzando la risonanza magnetica funzionale, che permette di rilevare le aree cerebrali che si attivano durante l’esecuzione di un determinato compito e che ha applicazioni in ambiti sia di ricerca sia clinica”.

“Sull’amicalità i nostri risultati suggeriscono qualcosa di particolarmente interessante” spiegano Arbula e Rumiati. “Abbiamo infatti osservato che nella corteccia prefrontale dorsomediale si forma una rappresentazione dei contenuti sociali estratti dalla percezione di una scena. Quando, in uno specifico individuo, il pattern di attività dell’area è simile nelle situazioni sociali e in quelle non sociali, siamo in grado predire che quella persona è dotata di una bassa amicalità”. Quanto più è marcata la differenza, invece, tanto più questo aspetto sarà sviluppato. “Queste evidenze” – concludono Arbula e Rumiati, “rivelano quindi un legame importante tra meccanismi neurali e comportamento per ciò che riguarda questo specifico tratto della personalità. Non solo: fare luce su questo tipo di legami offre anche nuove possibilità per lo sviluppo di strumenti più obiettivi nello studio delle personalità”.