Alpha Centauri si conferma sistema stellare ospitale a 4 anni luce

Nuovo studio pianeti in orbita attorno alle 2 stelle più luminose

GIU 7, 2018 -

Roma, 7 giu. (askanews) – Nella ricerca della vita al di fuori del Sistema solare, uno dei posti migliori che gli scienziati hanno considerato è Alpha Centauri, un sistema che contiene le tre stelle più vicine al nostro Sole.

Il sistema Alpha Centauri è stato così monitorato per oltre un decennio da Chandra, l’osservatorio a raggi X della Nasa, e un nuovo studio, i cui risultati sono stati presentati alla 232esima riunione dell’American Astronomical Society a Denver, in Colorado, basato sui dati raccolti fornisce notizie incoraggianti su un aspetto chiave legato all’abitabilità planetaria del sistema.

Lo studio indica che qualsiasi pianeta in orbita attorno alle due stelle più luminose nel sistema Alpha Cen è molto probabile che non venga colpito da grandi quantità di radiazioni X emesse dalle stelle ospiti. È una buona notizia, come spiega Media Inaf: i raggi X e gli effetti meteorologici spaziali correlati sono estremamente dannosi per la vita, sia in maniera diretta attraverso le alte dosi di radiazioni, sia indirettamente attraverso la rimozione delle atmosfere planetarie (destino questo che si pensa aver subito Marte, nel nostro Sistema solare).

Alpha Centauri è un sistema stellare triplo situato a poco più di quattro anni luce dalla Terra (4.37 anni luce), ossia a circa 41mila miliardi di km. Una distanza grandissima in termini terrestri, ma sono comunque e di gran lunga le stelle più prossime al Sole.

“Poiché è relativamente vicino, il sistema Alpha Centauri è visto da molti come il miglior candidato da esplorare per la ricerca di segni di vita – osserva Tom Ayres della University of Colorado Boulder -. La domanda è: i pianeti che vi troveremo saranno in un ambiente favorevole alla vita così come noi la conosciamo?”.

Le stelle nel sistema Alpha Centauri includono la coppia chiamata “A” e “B” (AB in breve), in orbita relativamente vicine l’una all’altra. Alpha Cen A è quasi una gemella del nostro Sole, da vari punti di vista, compresa l’età, mentre Alpha Cen B è un po’ più piccola e più tenue, ma comunque abbastanza simile al Sole. Il terzo membro del sistema, Alpha Cen C (noto anche come Proxima), è una stella nana rossa molto più piccola che viaggia intorno alla coppia AB in un’orbita molto grande, più di 10mila volte la distanza Terra-Sole (Proxima si trova a circa 13mila unità astronomiche dal sistema AB, equivalenti a 0,21 anni luce, poco meno di duemila miliardi di km). Attualmente, Proxima detiene il titolo di stella più vicina alla Terra, anche se il sistema AB le è molto vicino.

I dati di Chandra rivelano che le prospettive di vita, in termini di effettivo bombardamento da parte dei raggi X emessi dalle stelle del sistema, sono effettivamente migliori intorno alla stella Alpha Cen A rispetto a quanto lo siano in prossimità del Sole, e la situazione per Alpha Cen B è solo leggermente peggiore. Proxima, invece, è un tipo di stella nana rossa attiva nota per irradiare frequentemente flare X pericolosi, e pertanto è probabile che sia ostile alla vita.

“In termini di possibilità di sviluppare la vita su uno qualsiasi dei loro pianeti e di sopravvivenza alle radiazioni emesse delle stelle, il risultato trovato da questo studio è un’ottima notizia per Alpha Cen AB. Chandra ci mostra che ci sono possibilità di vita sui pianeti attorno a queste stelle”, conclude Ayres.

Le misure a lungo termine di Chandra hanno catturato gli alti e bassi dell’attività a raggi X di AB, in maniera analoga a quanto avviene sul Sole ogni 11 anni, mostrando che qualsiasi pianeta nella zona abitabile della stella A, riceverebbe in media una dose di raggi X inferiore rispetto a quella ricevuta da pianeti simili orbitanti attorno al Sole. Per il compagno B, la dose di raggi X per i pianeti delle zone abitabili sarebbe superiore a quella del Sole, ma solo di 5 volte.

In confronto, i pianeti nella zona abitabile intorno a Proxima ricevono una dose media di raggi X circa 500 volte più grande di quella ricevuta dalla Terra, e 50mila volte più grande durante un flare X.