Meloni blinda (per ora) Donzelli-Delmastro. Nordio prende tempo

Dubbi degli alleati, qualche scricchiolio in Fdi. Opposizione attacca: mozioni per revoca sosttosegretario. E al Senato lascia aula mentre parla Fdi

FEB 1, 2023 -

Roma, 1 feb. (askanews) – E’ una blindatura, per ora. Il giorno dopo il ‘caso Donzelli’, e quel riferimento in aula alla Camera del fedelissimo deputato meloniano a intercettazioni ambientali tra l’anarchico Alfredo Cospito al 41 bis e lo ‘ndranghetista Francesco Presta, né il diretto interessato né il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro (che quelle informazioni gli ha riferito), fanno un passo indietro. E alle opposizioni che chiedono la loro testa, replicano nettamente che loro di dimettersi – rispettivamente da vice presidente del Copasir e da viale Arenula – non hanno alcuna intenzione. La versione di Delmastro è che non è stato fatto nulla che non potesse essere fatto. “Donzelli mi ha fatto una domanda e io ho risposto. Se fosse venuto Giachetti e me lo avesse chiesto glielo avrei detto. Quei documenti non erano secretati e quello emergerà. Questa è una verità incontrovertibile”. Insomma, sottolinea, nessun asse privilegiato dovuto al fatto di condividere a Roma lo stesso appartamento. Ufficialmente la presidente del consiglio, Giorgia Meloni, evita di prendere posizione, un silenzio che le viene rinfacciato dalle opposizioni che lo considerano “assordante” e “inaccettabile”. “La presidente sta ricostruendo ciò che è accaduto”, fanno sapere. A palazzo Chigi, nella war room si è infatti deciso di prendere tempo. Scelta che di fatto si materializza nero su bianco quando, prima alla Camera poi al Senato, si svolge l’informativa del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Il Guardasigilli ammette che gli atti che riguardano detenuti al 41 bis sono in via generale di natura “sensibile” ma anche che sono necessarie delle verifiche. Soprattutto, però, Nordio spiega che di fronte alla indagine aperta dalla procura di Roma, dopo la denuncia di Angelo Bonelli, è “necessario un doveroso rispetto degli inquirenti”. Più tardi in Senato aggiungerà che questo non vuol dire che se ne lava le mani, ma tanto basta all’opposizione per rinfocolare le sue proteste. A palazzo Madama va in scena lo show down, con i partiti della minoranza che lasciano in blocco i banchi durante l’intervento di Balboni di Fdi e attaccano anche La Russa per mancata terzietà. Alla Camera il M5s presenta una mozione di censura nei confronti di Delmastro. Seguito a ruota dal gruppo Pd. La posizione di palazzo Chigi, alla quale anche Nordio si è dovuto adattare, è attendere tutta una serie di passaggi prima di prendere decisioni drastiche: oltre alle indagini della Procura anche il gran giurì della Camera convocato dal presidente Lorenzo Fontana dopo la bagarre di ieri in aula. Una scelta presa per molte ragioni: la prima, non indifferente, è provare a far sbollire il caso in vista delle elezioni Regionali che si svolgono tra dieci giorni, la seconda è non prestare il fianco alle richieste considerate strumentali dell’opposizione, la terza è che sia Donzelli che Delmastro fanno parte di quella ristrettissima cerchia di fedelissimi della presidente del Consiglio. “Se cade uno poi si rischia l’effetto domino”, spiega un dirigente. Ma certo, mettono in conto a palazzo Chigi, di fronte a novità la decisione potrebbe essere riconsiderata. La blindatura, però, crea molte perplessità negli alleati. Matteo Salvini, in realtà, è il primo in mattinata a spiegare che i ruoli dei due esponenti di Fdi non si toccano, ma nei corridoi di Camera e Senato sono in molti, sia nella Lega che in Forza Italia, a non voler portare il peso del fardello. “E’ una cosa loro, se la sbrighino in casa”. Anche nel monolite Fratelli d’Italia, tuttavia, si comincia a sentire qualche scricchiolio. Nessuno ufficialmente prende posizioni critiche ma i dubbi per la gestione della pratica serpeggiano in molti. Il ‘caso’, peraltro, si incrocia anche con un’altra bega interna, che ha cominciato a creare una spaccatura nel mondo meloniano: Donzelli è infatti anche la persona scelta da Meloni per commissariare la federazione romana guidata dai fedelissimi di Fabio Rampelli.