Meloni vede Fontana: meno decreti, ma individuare percorsi urgenza per ddl

Dal presidente della Camera ci sarebbe stato un impegno a intervenire sul regolamento

GEN 20, 2023 -

Roma, 20 gen. (askanews) – C’è un record che il governo ha già battuto e di cui Giorgia Meloni – viste anche le posizioni assunte in passato – avrebbe fatto volentieri a meno: il numero dei decreti legge presentati in Parlamento. In totale 15 tra il 22 ottobre 2022 e il 13 gennaio 2023. Conseguenza inevitabile, una compressione dei tempi di discussione – pena la decadenza – e, spesso, il ricorso alla fiducia. Tutte cose che la premier contestava quando prendeva la parola dai banchi dell’opposizione. Ed è per questo che ora, anche “per coerenza” – come ha detto ieri ai ministri durante il Consiglio – ha spiegato che l’orientamento del governo dovrà essere quello di cercare di limitarli al massimo, come peraltro dice la Costituzione, laddove ci siano davvero i criteri di “necessità e urgenza”. Un tema che è stato al centro nell’incontro di oltre un’ora e mezza che Meloni ha avuto con il presidente della Camera, Lorenzo Fontana. La premier, viene riferito, si sarebbe impegnata a ridurre il numero dei decreti e per questo già nella riunione di ieri – ha spiegato al suo interlocutore – si è deciso di ‘trasformare’ in ddl due provvedimenti che erano stati inizialmente pensati come dl, ovvero quello sugli anziani che rientra negli obiettivi del Pnrr e la norma sulla procedibilità d’ufficio e l’arresto obbligatorio in flagranza che interviene, modificandola, sulla riforma del processo penale Cartabia. Nel suo faccia a faccia con il presidente di Montecitorio, però, la premier avrebbe anche espresso una sua preoccupazione: Per me il rispetto del Parlamento è importante – avrebbe argomentato – ma non si può pensare che la Camera si trasformi in una palude dove i provvedimenti finiscono per arenarsi. Per questo, si sarebbe discusso della possibilità di accelerare i disegni di legge governativi attraverso lo strumento della procedura d’urgenza. Si tratta di un comma, previsto nei regolamenti di Camera e Senato, per il quale è possibile – dopo un passaggio in conferenza dei capigruppo e se necessario in aula – ottenere che venga fissato un termine, generalmente di 15 giorni, entro il quale le commissioni competenti devono riferire in aula sul provvedimento. Al momento, tuttavia, niente di più è previsto dal regolamento della Camera, a meno che non si tratti di testi collegati alla legge di Bilancio per cui si può anche fissare un voto a “data certa”. E, infatti, viene spiegato, nel corso dell’incontro il presidente della Camera avrebbe riferito di aver già avviato l’iter per arrivare a un processo di riforma più complessivo delle leggi interne che vada oltre il mero adeguamento numerico alla riduzione dei parlamentari già varato. Nell’apposita Giunta, in qualità di relatori, la pratica è stata affidata a Federico Fornaro (Pd-Idp) e Igor Iezzi (Lega). Nelle prossime settimane i gruppi dovrebbero presentare le loro proposte, punto di partenza da cui tentare di fare una sintesi che, per esempio, al Senato c’è già stata, attraverso ben due riforme. Tra le ipotesi per accelerare i tempi, anche quella di eliminare le 24 ore di pausa tra la richiesta di fiducia e il voto di fiducia stesso attualmente previste.