I punti problematici dell’accordo Letta-Calenda

Per ora Renzi fuori. Malumori a sinistra: domani l'incontro

AGO 2, 2022 -

Politica Roma, 2 ago. (askanews) – Enrico Letta chiude l’accordo con Azione e +Europa, blinda il fianco destro dell’alleanza, resta fuori per ora Matteo Renzi. La coperta si scopre però a sinistra, con i malumori di Bonelli e Fratoianni per i contenuti programmatici dell’accordo firmato oggi alla Camera. Ci sarà domani un incontro per provare ad appianare le divergenze. Ma il segretario Dem è convinto: “Ora l’aria è cambiata, tutti capiscono che facciamo sul serio e puntiamo a vincere”. L’accordo con i liberal di Calenda e Della Vedova passa dall’accettazione del principio chiesto dai centristi: niente leader di partito nei collegi uninominali, e niente fuoriusciti da M5s e Forza Italia. I vari Di Maio, Fratoianni, Bonelli, Gelmini saranno candidati solo nel proporzionale. A garantire i piccoli, sempre i Dem, che offrono un “diritto di tribuna” ai leader di partiti e movimenti che entreranno nell’alleanza. Mano tesa che è rivolta soprattutto a Luigi Di Maio, viste le percentuali di cui la sua lista è accreditata, mentre Verdi e Sinistra Italia rifiutano (“Non ne abbiamo bisogno”). Le questioni poste sono programmatiche e domani dopo l’incontro fissato per le 15 – spiega Fratoianni – “valuteremo se sussistono le condizioni per fare quello che abbiamo provato a fare in queste settimane. In modo chiaro, senza trattative sui posti”. Per Fratoianni e Bonelli l’intesa tra il Pd e Azione infatti “non è vincolante”, e del resto anche nel patto siglato alla Camera si spiega che ogni soggetto contraente mantiene la propria autonomia programmatica, salvo i punti indicati. Che partono dalla collocazione europea e atlantica e arrivano all’agenda Draghi su riforme e Pnrr, passando per rigassificatori, revisione del 110% e del Reddito di Cittadinanza, salario minimo, taglio del cuneo fiscale, progressività e ius scholae. Sull’altare dell’alleanza il Pd sacrifica però una percentuale importante dei suoi seggi: oltre a quelli per il diritto di tribuna nel proporzionale, i Dem lasciano sul tavolo dell’accordo il 30% degli uninominali a favore di Azione e +Europa. Una percentuale che sarà applicata alle varie fasce (vincente, incerto, perso) in cui tradizionalmente vengono suddivisi i collegi. Sostanzialmente, Calenda e Della Vedova strappano tutti i collegi dove le simulazioni li indicano determinanti per la vittoria: una quindicina. E non dovranno dividerli se non al loro interno: fuori dall’intesa resta infatti Matteo Renzi. Di porre il veto si incarica Emma Bonino: stamattina spiegava che l’accordo era possibile, ma non con Renzi. E ad accordo fatto sprangava la porta: “Azione non è un pentolone dove tutti arrivano all’ultimo momento. Renzi sta in difficoltà ma non so che farci anche perchè ci si è messo lui in quelle difficoltà”. Ma Letta insiste nel parlare a tutte le “forze democratiche”: a Matteo Renzi “non abbiamo mai chiuso le porte, non ci sono veti, le porte sono aperte. Per quanto mi riguarda il dialogo è aperto”. Rea/Int2