Martedì 21 giugno 2022 - 15:42
Draghi: l’Italia continua a dare il suo sostegno come da mandato del Parlamento
Le comunicazioni del premier al Senato

“Solo una pace concordata e non subìta – ha aggiunto Draghi- può essere davvero duratura, la sottomissione violenta non porta la pace ma il prolungamento del conflitto con altre modalità e altre distruzioni”.
“Siamo andati a Kiev per testimoniare che l’Ue è determinata ad aiutare il popolo nella difesa della democrazia e della libertà. Zelensky ci ha chiesto di continuare a sostenerli per raggiungere una pace che rispetti diritti e volontà” del popolo ucraino, ha ricordato il premier, sottolineando che “la strategia dell’Italia in accordo con l’Ue e gli alleati G7 si muove su due fronti: sosteniamo l’Ucraina e sanzioniamo la Russia, perché cessi le ostilità e accetti di davvero sedersi al tavolo”. Intanto, “le sanzioni funzionano: il tempo ha rivelato e sta rilevando che queste misure sono sempre più efficaci”. Ma “i nostri canali di dialogo rimangono aperti: non smetteremo di sostenere la diplomazia e di cercare la pace, che sarà quella che vuole l’Ucraina”, ha assicurato il presidente del Consiglio Mario Draghi, nelle comunicazioni in Senato in vista del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno.
“Anche nei miei colloqui con Putin, ho ribadito la necessità di porre fine all’aggressione e di parlare di pace, chiarendo termini e tempi”, ha aggiunto.
Sul fronte europeo Draghi ha ricordato: “A Kiev ho ribadito che l’Italia vuole l’Ucraina nell’Ue e vuole che abbia status di candidato. Il governo italiano è stato tra i primi a esprimere questa posizione con chiarezza. Continueremo a farlo in ogni consesso internazionale a partire dal prossimo consiglio europeo”. “Sono consapevole – ha concluso – che non tutti gli Stati membri oggi condividono questa posizione. Ma la raccomandazione della Commissione è un segnale incoraggiante e confido che Consiglio Ue possa raggiungere posizione consensuale in merito”.
Infine sull’emergenza grano, il premier ha sottolineato: “Il conflitto in atto rischia di creare crisi umanitaria di dimensioni straordinarie, la fornitura di grano è a rischio, nei porti sono bloccati cereali che rischiano di marcire, e la devastazione della guerra peggiorerà la situazione” perciò “non vedo alternativa a una risoluzione Onu che definisca i tempi di questa operazione e dove l’Onu garantisca, sotto la propria egida, la sua esecuzione”.
Invece, sul fronte interno, entrando al Senato, così il premier ha risposto ai cronisti che gli hanno chiedono se sia preoccupato per la tenuta della maggioranza: “Ma, non lo so, vediamo, vediamo…”.
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