Craxi succede a Petrocelli con voto Fdi.Conte insorge: è nuova maggioranza

"Ci pensi Draghi". Ma in Cinque stelle e alleati maggiornza scetticismo su rischio crisi

MAG 18, 2022 -

Governo Roma, 18 mag. (askanews) – Bastano le due prime votazioni nella commissione Esteri del Senato per eleggere la nuova presidente: Stefania Craxi, senatrice di Forza Italia e figlia dello storico leader del Psi, prevale su Ettore Licheri, candidato del Movimento 5 stelle, con 12 voti contro 9 e un’astensione. Per Giuseppe Conte è uno strappo da non minimizzare: riunisce immediatamente il Consiglio nazionale stellato, poi scandisce: “Oggi registriamo che di fatto si è formata una nuova maggioranza, che spazia da Fratelli d’Italia sino a Italia viva” e avverte il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che “spetta innanzitutto a lui prendere atto della responsabilità di tenere in piedi questa maggioranza”. “Forza Italia voleva la presidenza – lamenta dal canto suo una figura di vertice del Movimento – ma lo ha detto solo al termine di un percorso che era partito con altri presupposti e su altri accordi”. Mentre la nota ufficiale attribuisce la sconfitta alle “nostre battaglie politiche volte a prevenire ulteriori e pericolose escalation militari”. Giornata nervosa, però sia fra i 5 stelle che fra gli alleati c’è scetticismo sulla possibilità che lo scontro porti a conseguenze immediate sugli equilibri parlamentari. Craxi succede a Vito Petrocelli, senatore del Movimento 5 stelle che con le sue discusse posizioni sulla guerra in Ucraina ha attirato su di sé le ire della maggioranza, la promessa (per ora non formalizzata per ragioni burocratico-giuridiche) di espulsione dal gruppo e dal M5S, e il boicottaggio dei membri della commissione, che si sono dimessi in massa per sollecitare il rinnovo integrale dei componenti dell’organismo. “La politica estera di un grande Paese come l’Italia, per ragioni valoriali e culturali, ancor prima che storiche e geopolitiche, non può non avere chiari connotati atlantici, un atlantismo della ragione che non ammette deroghe ma non accetta subalternità”, è la dichiarazione programmatica diffusa dopo il voto dalla neopresidente. Entrambe le votazioni richiedevano la maggioranza dei componenti della commissione, che sono 22, i due candidati partivano sulla carta con almeno 8 voti a testa, da FI-Lega-FdI Craxi, da M5S-Pd Licheri: nella prima l’esponente azzurra ha preso 11 voti contro 9, due astenuti. Nella seconda una astensione è venuta meno: 12 a 9 i voti espressi, fedele alla scheda bianca Pier Ferdinando Casini, fra i primi a stigmatizzare la spaccatura della maggioranza parlamentare, “bocciata”, ha commentato il parlamentare eletto nel Pd ma iscritto al gruppo delle Autonomie. I voti “dubbi” sono quelli di Italia viva, che bacchetta, nelle parole del suo capogruppo Davide Faraone la scelta “irresponsabile” di andare alla conta, quello del senatore a vita Mario Monti e quello del rappresentante del nuovo gruppo Cal, che comunque col suo presidente Mattia Crucioli ribadisce che sia Craxi che Licheri erano candidati “inadeguati”. A palazzo Madama i 5 stelle, oggi in trincea contro chi li vuole “emarginare”, parola di Conte, vengono additati come i primi ma non unici responsabili del muro contro muro che ha lacerato nuovamente la coalizione che sostiene il governo Draghi. “Non hanno neppure tentato – dice un parlamentare di centrosinistra estraneo alla commissione – di virare su Simona Nocerino, che essendo considerata ‘dimaiana’ poteva forse raccogliere qualche consenso in più. Risultato: il Governo non salta ma la magioranza è sempre più fragile. Tuttavia, è anche vero che l’azione è stata premeditata, si sapeva che Forza Italia voleva quella presidenza e che una volta partita l’operazione contro di loro e contro Conte, sarebba andata in porto comunque. Siamo sotto elezioni ed è una sciocchezza illudersi, come fa qualche ‘centrista’, che il centrodestra si dividerà: vanno insieme con FdI alle amministrative e andranno insieme alle politiche”. Fra i 5 stelle, nonostante l’enfasi data da Conte all’evento, più di un parlamentare ostenta tranquillità: “Si sapeva che Ettore non ce l’avrebbe fatta – dice una senatrice – ma il Governo non è caduto per cose più gravi come l’invio di armi, non salterà sulla presidenza di una commissione”. Quanto alle voci che danno in crescita i dissensi contro Conte, “sono minoranza estrema, almeno nel gruppo al Senato”, garantisce un suo collega di lungo corso.