Def, Upi: nelle Province entrate in crollo, interventi urgenti

"Per mettere in sicurezza i bilanci"

APR 12, 2022 -

Def Roma, 12 apr. (askanews) – “Tra il 2019 e il 2021 le Province hanno perso oltre 300 milioni di entrate, per il crollo del 6,5% del gettito su IPT e RCauto. Per contro, a partire dall’ultimo trimestre del 2021 le spese sono aumentate di quasi il 40% a causa dell’impennata dei costi dell’energia e delle materie prime. È uno scenario critico, che mette a rischio la possibilità della piena erogazione dei servizi essenziali ai cittadini su cui serve sia un intervento urgente che strumenti strutturali”. Lo ha detto il presidente dell’Upi, Michele de Pascale, intervenendo in audizione sul Def alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. Per de Pascale “il governo presenta un DEF che, considerato il drammatico scenario internazionale, definisce obiettivi che intervengono sulle priorità di assicurare sostegno a famiglie e imprese e proseguire nel rilancio degli investimenti pubblici per promuovere uno sviluppo equo, sostenibile e strutturale. Ma rispetto agli interventi per fare fronte al caro energia abbiamo bisogno di risposte più puntuali: per Province e Città metropolitane bisogna almeno triplicare il fondo previsto dal Decreto- Legge energia, che ad oggi ammonta a 50 milioni di euro. Una cifra del tutto insufficiente per coprire le spese e mettere al sicuro i bilanci. Anche perché senza interventi immediati e diretti il rischio è di non rispettare la tempistica stringente prevista per le Province, come per i Comuni, per proseguire nella realizzazione degli investimenti pubblici, particolarmente quelli legati alle opere del PNRR”. De Pascale ha poi sottolineato l’impegno delle Province nella realizzazione degli investimenti, nonostante la situazione di crisi. “Le Province grazie ai fondi nazionali che il Governo ha destinato per la messa in sicurezza e modernizzazione della rete viaria provinciale e delle scuole secondarie superiori, tra il 2019 e il 2021 hanno aumentato la spesa per investimenti del 30%: una spinta che si attesta come strutturale, tanto che il raffronto tra il primo trimestre del 2021 e del 2022 mostra un +11%”, ha aggiunto. “Ma l’impennata dei costi delle materie rischia di mandare deserte le gare, con pesanti ripercussioni soprattutto rispetto alle opere finanziate sul PNRR, che hanno una tempistica stringente. Il Governo ha predisposto un fondo per l’adeguamento dei prezzi delle materie prime, ma dobbiamo purtroppo evidenziare che, considerata tra l’altro l’aggravarsi della crisi Russo Ucraina, non solo non ha risorse sufficienti a coprire il fabbisogno, ma prevede procedure per l’accesso troppo complesse”, ha concluso de Pascale.