Fine vita, la legge passa alla Camera, no di Lega-Fdi.

Ora la legge si sposta al Senato dove non avrà vita facile

MAR 10, 2022 -

Eutanasia Roma, 10 mar. (askanews) – Dopo la bocciatura del quesito referendario da parte della Corte Costituzionale l’aula della Camera batte un colpo e dà il primo via libera alla legge sulla morte volontaria medicalmente assistita. Una legge “umana” e “un compromesso al rialzo” per il fronte progressista che l’ha sostenuta, una legge che apre la strada a “derive eutanasiche” agevolate dall’intervento dei tribunali per l’opposizione (“il suicidio, la morte sono il fallimento dello Stato”, dice Maria Carolina Varchi di Fdi) e per quei settori della stessa maggioranza di governo che, con un dibattito a tratti anche acceso, si sono schierati contro la legge. Un primo step, ad ogni modo perchè il provvedimento passa all’esame del Senato dove il percorso, visti anche i numeri più risicati, si annuncia più accidentato. “Speriamo – osserva non a caso in aula Federico Fornaro di Leu – che al Senato non si inventino cavilli per fermare la legge”. Al contrario confida “in modifiche migliorative a Palazzo Madama” Maurizio Lupi di Noi con l’Italia che intanto ha votato contro. Le posizioni nei partiti, come spesso accade sui temi etici, sono piuttosto diversificate al netto dell’appoggio al provvedimento di Pd, Leu e Movimento Cinque stelle (“è la legge migliore che si potesse approvare”), mentre Forza Italia e Coraggio Italia votano contro, lasciando però libertà di coscienza. Libertà che usa, tra gli altri, Elio Vito, che vota a favore e cita il teologo gesuita Paolo Gamberini: “La sacralità della vita non può essere messa disposizione di un deus ex machina. Affermare che la vita è proprietà di Dio e solo lui può disporre di essa significherebbe ridurre Dio a un idolo o al ruolo di un ‘primo’ primario del reparto al quale solo spetta la decisione finale da prendere per il paziente. Se l’uomo è responsabile della sua vita, lo è anche della fine”. No secco, invece, da Fratelli d’Italia e dalla Lega (“Da qualche anno, per questo Parlamento, la vita non ha più valore, la vita ha valore solo se l’uomo è un superman vanesio, se è malato diventa uno scarto” dice Alessandro Pagano in aula). Le componenti di FacciamoEco (“volevamo una legge più progressista ma questa è frutto di un compromesso senza il quale l’Italia avrebbe rinviato di nuovo tutto” ha detto l’ex ministro Lorenzo Fioramonti) e di Alternativa (“la votiamo come minimo sindacale anche se è un’altra occasione persa”) si sono pronunciate a favore mentre Italia Viva ha lasciato libertà di coscienza. “Nessuno di noi fuori e dentro quest’aula può arrogarsi il diritto di sapere qual è il bene dell’altro, diamo al paese un quadro normativo che garantisca una scelta libera dal principio alla fine” ha detto la deputata di Italia Viva Lisa Noja in un intervento sentito e applaudito. “Se fossi in una delle situazioni previste non vorrei fare una battaglia legale per veder ricosciuto un mio diritto già riconosciuto dalla Corte costituzionale”, ha concluso Noja. Prova a tirare le fila dai banchi del Pd Graziano Delrio: “La Corte costituzionale ci ha invitato a intervenire. Ci sarà un accesso indiscriminato alla legge? No. Ci sarà una deriva eutanasica? No. Ci sono condizioni previste che vanno accertate”. Nel merito la legge stabilisce che la morte volontaria medicalmente assistita è “il decesso cagionato da un atto autonomo con il quale si pone fine alla propria vita in modo volontario, dignitoso e consapevole, con il supporto e sotto il controllo del servizio sanitario nazionale”. I requisiti necessari sono: maggiore età, capacità di intendere e di volere, che la persona sia adeguatamente informata e che sia stata previamente coinvolta in un percorso di cure palliative o che lo abbia volontariamente interrotto. La patologia “irreversibile e con prognosi infausta” per la quale si richiede di accedere alla morte volontaria medicalmente assistita potrà essere certificata o dal medico curante o da uno specialista (in precedenza erano previsti entrambi). La richiesta, quindi, deve essere “attuale, informata, consapevole, libera ed esplicita” e deve essere “manifestata per iscritto e nelle forme dell’atto pubblico o della scrittura privata autenticata”. Ma “può essere revocata in qualsiasi momento senza requisiti di forma e con ogni mezzo idoneo a palesarne la volontà”, anche con una video registrazione o altro strumento idoneo purchè alla presenza di due testimoni. L’articolo 5, poi, prevede che “il decesso a seguito di morte volontaria medicalmente assistita è equiparato al decesso per cause naturali a tutti gli effetti di legge” ma viene anche riconosciuta, all’articolo successivo, l’obiezione di coscienza per i medici e il personale sanitario dopo l’accoglimento di una proposta di Forza Italia accolta. Ma, attenzione, “gli enti ospedalieri pubblici autorizzati sono tenuti in ogni caso ad assicurare l’espletamento delle procedure previste dalla presente legge. La regione ne controlla e garantisce l’attuazione”. Non sono mancate tensioni in aula quando Giorgio Trizzino, medico, ex M5s, è intervenuto con queste parole: “Ho accompagnato molti pazienti alla morte nella mia attività professionale e auguro a chi oggi vota contro questa legge di non doversene pentire”. Gli ha fatto eco Antonio Palmieri di Forza Italia giudicando “inammissibili le parole del collega e il suo augurio”. Trizzino ha quindi replicato scusandosi e chiarendo “non c’era alcun intento offensivo o evocativo di chissà quali auguri malefici”. Ora la legge si sposta al Senato dove non avrà vita facile. Vep/Int9