Referendum, dalla Consulta 3 no e 5 sì. Amato: moniti non bastano

Conferenza stampa "per spiegare". "Più collaborazione con Parlamento"

FEB 16, 2022 -

Referendum Roma, 16 feb. (askanews) – La Corte Costituzionale spiega, “deve spiegare” e quando, in passato, non lo ha fatto ha sbagliato. Non solo. Pur non sconfinando in ambiti non suoi, in primis quello deputato alla formazione delle leggi, la Consulta deve dialogare con il Parlamento in un’ottica di collaborazione più forte. Insomma, “i moniti contenuti nelle sentenze non bastano”. Inizia l’era Giuliano Amato alla Consulta e il primo atto in tema di comunicazione ma non solo è una conferenza stampa per spiegare, appunto, le decisioni adottate sui quesiti referendari. Cinque ammessi e solo uno bocciato in tema di giustizia; ritenuti inammissibili, invece, sia quello sulla cannabis che quello sull’eutanasia. Si voteranno questi referendum in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno, a decidere quale sarà il Consiglio dei ministri. I referendum ammessi in tema di giustizia riguardano l’abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità (legge Severino); la limitazione delle misure cautelari; la separazione delle funzioni dei magistrati; l’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm; il riconoscimento nei consigli giudiziari del diritto di voto degli avvocati sulle valutazioni di professionalità dei magistrati. Inammissibili, invece, il referendum sulla depenalizzazione della coltivazione della cannabis come anche quello sulla responsabilità civile diretta dei magistrati. Bocciato ieri il quesito sull’eutanasia. E da questa bocciatura, che ha sollevato molte critiche, inizia la conferenza stampa di Amato secondo il quale “nella sorpresa e amarezza sulla decisione di ieri ha giocato il fatto che si era detto che il referendum fosse sull’eutanasia, in realtà era sull’omicidio del consenziente e avrebbe finito per legittimarlo ben la di là nei casi in cui l’eutanasia possa aver luogo”. Insomma, la parola eutanasia secondo Amato era “fuorviante”. Cosa accadrà adesso? La parola passa al Parlamento. “Occorre dimensionare il tema dell’eutanasia alle persone a cui si applica, ossia a coloro che soffrono – ribadisce il presidente della Consulta -. Non potevamo farlo sulla base del quesito referendario, con altri strumenti può farlo il Parlamento”. Sul quesito sulla cannabis, anch’esso considerato inammissibile, torna l’idea di una formulazione fuorviante e non a caso Amato puntualizza che “abbiamo dichiarato inammissibile il referendum, io dico, sulle sostanze stupefacenti, non sulla cannabis”, citando poi le Sezioni unite della Cassazione che “interpretando l’articolo 73” avevano già ritenuto fosse “fuori dalla punibilità la coltivazione a uso personale della cannabis”. La politica reagisce tra gridi di giubilo e delusioni. Il leader della Lega Matteo Salvini si concentra sui quesiti sulla giustizia, supportati dal Carroccio, annunciando che “in primavera gli italiani faranno la prima grande riforma della giustizia”. Per la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloini, invece, è il no al quesito sulla cannabis ad essere “una vittoria” perchè “quella contro le droghe e le dipendenze è una battaglia in difesa della vita che non ha colore politico”. Per Riccardo Magi, Più Europa, tra i promotori del referendum sulla cannabis, la decisione della Corte “è un colpo durissimo per la democrazia in questo Paese”, insieme alla bocciatura ieri del quesito sull’eutanasia. Il leader M5s Giuseppe Conte – con il Movimento orientato, a quanto pare, a votare no ai quesiti sulla giustizia – ritiene che “la risposta migliore” su eutanasia e coltivazione domestica della cannabis la debba e la possa dare il Parlamento. Proprio sul ruolo del Parlamento lo stesso Amato fa una riflessione – anch’essa in discontinuità rispetto al passato – esortandolo ad occuparsi dei “conflitti valoriali”, a cercare una soluzione, “una piattaforma comune”, altrimenti “se questi temi escono dall’ordine del giorno del Parlamento possono alimentare dissensi corrosivi per la coesione sociale, dobbiamo esserne consapevoli”. Infine una stoccata a Marco Cappato, in risposta alle sue critiche: “Dire che questa Corte fosse maldisposta significa dire una cattiveria che si poteva anche risparmiare. Doveva, invece, riflettere su cosa stava facendo quando parlava di eutanasia mentre si trattava di omicidio del conseziente. Io sono assai meno politico di lui”.