Letta-Salvini avviano il dialogo. E ora anche Draghi si muove

Il premier incontrerà tutti i partiti

GEN 24, 2022 -

Elezioni Quirinale Roma, 24 gen. (askanews) – Adesso Mario Draghi è ufficialmente in campo, si vedrà se la sua candidatura riprenderà forza dopo i tanti dubbi dei giorni scorsi o se semplicemente darà il suo contributo per evitare contraccolpi sull’azione di governo, ma di sicuro il premier adesso è anche ufficialmente coinvolto nella partita. Stamattina ha incontrato Matteo Salvini, poi è filtrata la notizia che vedrà i leader di tutti i partiti, di sicuro farà il punto anche con Enrico Letta a breve. Possibile, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, anche una telefonata con il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Un parlamentare Pd la mette così: “Si discute sul governo”, cioè sul governo che dovrebbe prendere il posto di quello attuale in caso di elezione dell’attuale premier al Quirinale. Dalla Lega frenano, assicurano che al momento la linea resta dei giorni scorsi, però è un dato di fatto che Letta e Salvini si sono parlati e hanno parlato di “avvio di un dialogo” e di lavoro su “alcune ipotesi”. Anche da Leu un parlamentare spiega: “Si andrà dove è ovvio che si vada: su Draghi”. Possibile, spiegano fonti parlamentari, anche un faccia a faccia con il ministro Roberto Speranza nelle prossime ore. Matteo Renzi chiede di “fare presto” e ripete: “Si vuole eleggere Draghi? L’importante è che ci sia un accordo politico”. Il leader di Iv forse preferirebbe tenere il premier a palazzo Chigi, ma chiarisce che è fondamentale un’intesa tra i partiti per garantire la prosecuzione della legislatura. E’ una precondizione fondamentale, e su questo è in sintonia con Letta, anche se forse l’intento è diverso. Il leader Pd davvero crede eleggere Draghi sia una delle migliori soluzioni, insieme ad un eventuale Mattarella-bis. Renzi probabilmente vedrebbe meglio un nome come Pier Ferdinando Casini. Ma a tutti è chiaro che senza un’intesa preventiva tra i partiti il quadro politico rischia di non reggere. L’intesa preventiva, spiega un parlamentare Pd, può significare tre ipotesi: o si elegge Draghi al Quirinale, trovando un accordo sul nuovo governo, almeno su uno “schema”; o si va tutti (cioè almeno tutta la maggioranza di governo) da Sergio Mattarella a chiedergli di restare; oppure, ultima carta, si individua un nome “super partes” che non rappresenti una vittoria per nessuno dei partiti in campo. In tutti e tre i casi, però, il capo del governo ha un interesse ad essere della partita, per evitare una spaccatura della maggioranza che avrebbe conseguenze pesanti sull’attuazione del Pnrr. Non a caso il premier, nella conferenza di fine anno, ha chiesto che il presidente della Repubblica venga eletto da una maggioranza larga almeno come quella di governo. Questa esigenza sembra essere stata raccolta dai partiti della maggioranza, il giro di incontri anche trasversali – che vede Salvini e Letta come protagonisti – dimostra che si lavora appunto per trovare un’intesa che tuteli “l’unità nazionale”. E Draghi ha fatto anche quel passo avanti che da più parti veniva richiesto. Da ultimo ieri era stato Renzi a sottolineare: “Non si viene eletti al Quirinale senza i partiti”. E Draghi ha deciso di sentirli tutti, i partiti. Una scelta che potrebbe portare a una accelerazione, in un senso o nell’altro: “Domani può essere la giornata decisiva – spiega una fonte di governo -, la partita si potrebbe sbloccare anche molto rapidamente”. Adm-Afe/Int2