Un anno dopo giuramento Draghi vede Colle, si attende centrodestra

Per il premier strategia del silenzio, ancora "resistenze" partiti

GEN 22, 2022 -

Elezioni Quirinale Roma, 22 gen. (askanews) – Il 13 febbraio dello scorso anno Mario Draghi ha giurato come presidente del Consiglio e meno di un anno dopo potrebbe traslocare al Quirinale, coronamento di una carriera che lo ha visto, tra l’altro, al vertice della Banca d’Italia e alla guida della Bce. Ormai da quasi due settimane il premier non parla, dalla conferenza stampa del 10 gennaio in cui aveva respinto tutte le domande, più o meno dirette, su una sua eventuale ‘candidatura’ al Colle. Prima di allora, però, nella conferenza stampa di fine anno, le sue parole erano stata interpretate come una volontà piuttosto chiara. Il governo, aveva sottolineato, ha “conseguito tre grandi risultati. Abbiamo reso l’Italia uno dei paesi più vaccinati del mondo, abbiamo consegnato in tempo il Pnrr e raggiunto i 51 obiettivi. Abbiamo creato le condizioni perché il lavoro sul Pnrr continui. Il governo ha creato queste condizioni indipendentemente da chi ci sarà” alla guida. Per quanto lo riguarda, aveva aggiunto, “io non ho particolari aspirazioni di un tipo o dell’altro. Sono un uomo, se volete un nonno, al servizio delle istituzioni. La responsabilità della decisione è interamente nelle mani delle forze politiche”. Un’uscita, forse, troppo ‘anticipata’ rispetto ai tempi tattici della politica. Tant’è che, appunto, da allora non è più tornato sull’argomento. Ma gli incontri avuti (e intensificati) soprattutto negli ultimi giorni sono stati molti: con i suoi ministri, naturalmente, ma anche, tra gli altri, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (per “adempimenti legati all’attività del governo”, è stato precisato), con il presidente della Camera Roberto Fico e con l’ex ministro e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi. Con in mezzo gli endorsement di grandi quotidiani internazionali, come il New York Times e il Financial Times. A meno di 48 ore dall’inizio delle votazioni, oggi Draghi sembra un po’ più vicino all’elezione, ma i giochi sono ancora aperti. L’iniziale “no” del Movimento 5 stelle si è tramutato in una posizione più morbida: meglio se resta a Palazzo Chigi ma non ci sono “veti”, la linea emersa oggi dalla cabina di regia pentastellata. Anche il Pd, pur con alcuni “dubbi” delle correnti interne, alla fine potrebbe sposare questa linea, così come Italia viva. Il “nodo” resta il centrodestra: dopo il ritiro di Berlusconi, l’obiettivo della coalizione è quello di presentare un nome comune di alto profilo. Si vedrà se sarà quello in grado di sbarrare la strada a Super Mario.