Lega e FdI incalzano Berlusconi, fuori i numeri se li ha

Il cavaliere: mi bastano 40 voti

GEN 12, 2022 -

Elezioni Quirinale Roma, 12 gen. (askanews) – Nessuna exit strategy, anzi: “Il governo va rafforzato a prescindere da chi sarà il presidente del Consiglio”. Matteo Salvini ribalta il tavolo su cui si giocano le partite di Quirinale e governo, e risponde così a Silvio Berlusconi che invece ipotizza un tutti a casa in caso di elezione di Mario Draghi al Colle più alto. Il risultato è un vertice di centrodestra che si terrà venerdì, per ora solo tra i leader dei tre principali partiti. Dal quale Lega e Fratelli d’Italia vogliono uscire con un quadro preciso dei numeri che Berlusconi ritiene di avere per giocarsi la partita del Quirinale. Rilanciando la sua idea di un governo con i segretari di partito, Salvini ha precisato che “il 2022 sarà un anno difficile, e la politica ci deve mettere la testa e la faccia, a prescindere da chi sarà il presidente del Consiglio. La scelta più lineare è che continui ad essere Mario Draghi. Ma la nostra proposta vale a prescindere da chi sarà il presidente del Consiglio”. Una proposta complicata da realizzare, ma comunque il contrario di quanto sostenuto da Forza Italia, che sfrutta il timore di elezioni anticipate per indebolire la candidatura di Draghi al Quirinale e coltivare le ambizioni di Berlusconi. Ambizioni che però dalla Lega vivono ormai con fastidio: “Per parafrasare Bersani, abbiamo la vacca in corridoio: si chiama Berlusconi… Ma noi ce ne siamo accorti”, dice un parlamentare di lungo corso del Carroccio, spiegando che l’ok a un governo anche senza Draghi è appunto un messaggio a Berlusconi: “E il messaggio sembra l’abbia capito”, con la convocazione del vertice per venerdì. Ovviamente da Forza Italia minimizzano: “Solo un problema di agenda: Berlusconi sarà a Strasburgo lunedì per la commemorazione di Sassoli e poi martedì per l’elezione del nuovo presidente. Si sarebbe arrivati a mercoledì, quindi meglio farlo venerdì, anche se prima della riunione del Pd”. E soprattutto gli azzurri continuano a tergiversare: “Anche Salvini e Meloni sanno che prima della quarta votazione non si può fare niente. Bisognerà aspettare, e Berlusconi ha un cauto ottimismo sulle possibilità di farcela, visto che con 40 voti in più diventerebbe presidente e non ci può non provare. Se avrà segnali che non sarà così, ragioneremo insieme”, dicono da Fi, assicurando che “l’unità della coalizione” è la stella polare del fondatore del centrodestra. Rassicurazioni che potrebbero non bastare a Lega e Fratelli d’Italia. Gli alleati ormai chiedono numeri certi, i nomi dei grandi elettori esterni al centrodestra che dovrebbero consentire a Berlusconi di superare la soglia dei 505 voti. Sempre più complicato, visto anche che Coraggio Italia si sta sfilando sempre più. Da FdI sono netti: “Venerdì ci aspettiamo che Berlusconi formalizzi la candidatura, e noi saremo leali dopo aver verificato la fattibilità di questa operazione. Se ci sono le condizioni, noi lo voteremo compatti. Ma Giorgia vuole capire bene la situazione”. Stesso concetto che arriva anche da via Bellerio. E poi c’è un problema sul piano B. Anche in questo caso le parole di Lega e FdI coincidono: “Non è che Berlusconi si ritira e ci indica chi dobbiamo votare…”, dicono i leghisti. “Se poi per qualunque motivo non si arrivasse alla vittoria, dobbiamo restare compatti e senza che nessuno si arroghi il diritto di decidere prima o per gli altri”, fanno eco da via della Scrofa. Sottolineando che Meloni e Salvini “hanno sicuramente la capacità di trovare nomi di alto profilo” diversi da quello di Berlusconi. Rea