Draghi valuta scioglimento Forza Nuova.Ma prima attende indagine

Il 19 Lamorgese in Parlamento, il 20 mozione per chiudere il partito di estrema destra

OTT 12, 2021 -

Squadrismo Roma, 12 ott. (askanews) – Il governo valuta lo scioglimento di Forza Nuova, ma prima di prendere una decisione attenderà molto probabilmente l’esito del lavoro della magistratura sui disordini e gli scontri avvenuti sabato scorso a Roma e in altre città italiane. Per le manifestazioni nella capitale sono stati arrestati, tra gli altri, i leader di Forza Nuova Giuliano Castellino e Roberto Fiore. La loro posizione è al vaglio della Procura di Roma (che ha affidato i riscontri a un pool di magistrati, di cui fa parte anche un Pm dell’antiterrorismo) che ha anche disposto il sequestro del sito Internet del partito. Nelle prossime ore le accuse potrebbero essere formalizzate. E questo è il passo che dovrebbe attendere Mario Draghi, prima di portare la questione all’esame dell’esecutivo. “La questione – ha detto oggi, rispondendo a una domanda in conferenza stampa dopo il G20 straordinario sull’Afghanistan – è all’attenzione nostra e dei magistrati che stanno continuando le indagini e formalizzando le loro conclusioni. A questo punto stiamo riflettendo”. Del resto la questione, e Draghi ne è ben consapevole, non è esclusivamente giuridica, ma ha al contrario un grande valore politico. Nel governo le posizioni sono polarizzate: se da un lato Pd, Iv, M5s e Leu sono per lo scioglimento, dall’altro c’è il “no” della Lega, ma anche la cautela di Forza Italia, che condanna le violenze ma invita a evitare strumentalizzazioni e “strabismi politici”. “I violenti vanno esclusi dalla vita politica italiana. Ma questo vale per tutti, bisogna condannare anche gli anarco-insurrezionalisti”, sottolinea il numero due azzurro Antonio Tajani. Dunque porre la questione al voto del Consiglio dei ministri potrebbe creare una spaccatura profonda. Intanto comunque il caso Forza Nuova arriva in Parlamento. Mercoledì 19 la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese riferirà sugli scontri di sabato prima alla Camera (14) e poi al Senato (16.30). Il giorno successivo, a Palazzo Madama, si discuteranno le quattro mozioni presentate da Pd, M5s, Leu e Italia viva per chiedere al governo lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste in base alla legge Scelba. Il centrodestra ha annunciato una mozione contro ogni violenza e totalitarismo e la presidente del Senato Elisabetta Casellati ha spiegato che l’esame sarà inserito nell’ordine del giorno del 20 ottobre. “Sento – dice il leader della Lega Matteo Salvini – che c’è qualcuno che vuole mettere fuori legge forze politiche, chi parla di fascismo deve ricordarsi che proprio il fascismo nacque mettendo fuori legge chi non la pensava come loro, organizzazioni sindacali e altri”. Per Salvini, “fascismo e comunismo sono stati sconfitti dalla storia, non tornano più ma in qualche redazione di giornale qualcuno si appassiona a questo tema”. Giorgia Meloni, dopo le polemiche sulle sue parole sulla “matrice” degli scontri, ammette che a Roma si può parlare di “fascismo”, ma respinge ogni accusa di ambiguità sul tema. “A Roma – sottolinea la presidente di Fdi – era Forza Nuova, certo, una matrice fascista, a Milano erano anarchici, una matrice antifascista. La violenza è sempre violenza o va condannata solo da una parte?”. Per quanto riguarda Forza Nuova, aggiunge Meloni, “la legge italiana dice che la competenza sullo scioglimento di organizzazioni eversive o contrarie all’ordinamento è del ministero degli Interni con o senza la magistratura. Se ci sono gli strumenti per scioglierla, che la sciolgano. Ma il precedente di votare a maggioranza nel Parlamento lo scioglimento di organizzazioni che stanno fuori dal Parlamento è un precedente che non mi sento di avvallare per metodo: questo non è un metodo politico, deve esserci un metodo ‘giudiziario'”. Per il segretario del Pd Enrico Letta, però, le parole dei due leader di centrodestra rappresentano una sorta di “equilibrismo”. “Perché Salvini e Meloni non riescano a condannare e basta” la violenza fascista “senza fare distinguo o dire ‘ma anche'”, è la domanda che si fa il numero uno dei Dem. “Mi ha colpito molto – dice – il dibattito che è seguito ai fatti di sabato scorso, pieno di nodi non sciolti: il fatto che ancora oggi ci sia chi dice no alla violenza squadrista ma no anche a qualcos’altro, come se serva sempre aggiungere un altro concetto, per compensare. Vuol dire che un certo schema non è superato e questo mi suscita angoscia e tristezza”.