Modena (Fi): sulla giustizia sì a politici e no a politicanti

La senatrice interviene su Dimensione Informazione

LUG 24, 2021 -

Giustizia Milano, 24 lug. (askanews) – “La riforma del sistema giudiziario, incentrata sull’obiettivo della riduzione del tempo del giudizio, è una riforma di contesto. Le tempistiche sono ben definite, così come l’obiettivo: un abbattimento dell’arretrato civile del 65% in primo grado e del 55% in appello, entro la fine del 2024; un abbattimento dell’arretrato civile del 90%, in tutti i gradi di giudizio, entro la metà del 2026; un abbattimento dell’arretrato della giustizia amministrativa del 70% in tutti i gradi di giudizio, entro la metà del 2026; una riduzione del 40% della durata dei procedimenti civili, entro la metà del 2026; una riduzione del 25% della durata dei procedimenti penali, entro la metà 2016”. Lo scrive, in un intervento su Dimensione Informazione, la senatrice Fiammetta Modena, di Forza Italia. “Le risorse sono garantite: ad esempio uno stanziamento di 2.340 milioni di euro per il potenziamento dei sistemi telematici di gestione delle attività processuali e l’obbiettivo di ‘sostenere gli interventi di riforma della giustizia attraverso investimenti nella digitalizzazione e nella gestione del carico pregresso di cause civili e penali’. In questa logica sono anche previste le 16.500 assunzioni di neo laureati al fine di coadiuvare il Giudice. Quanto ai tempi di attuazione, le leggi di delega devono essere approvate dal Parlamento entro il 2021, per emanare i decreti delegati entro il 2022. Oggi all’esame del Parlamento ci sono le leggi delega per il processo penale e civile: le linee di fondo sono state tracciate sempre nel Recovery sotto la colonna ‘obiettivo dell’intervento’. Non è, intendiamoci, una imposizione europea o del Governo. Il Parlamento, infatti, ha in via preventiva approvato delle risoluzioni (Commissione per Commissione, quindi materia per materia) e ha successivamente approvato il testo inviato alla Commissione”. “Le forze politiche che appoggiano il Governo Draghi – ha aggiunto Modena – hanno attivamente partecipato sia in sede di Parlamento che di Esecutivo, alla composizione degli obbiettivi e degli strumenti. Sono consapevoli che la Commissione Europea considera prioritaria la riforma della giustizia, prodromica per l’erogazione dei prestiti. Prestiti chiesti, si badi bene, sulla base degli scopi sopra sinteticamente esposti. Ma la domanda è semplice: una qualsiasi delle forze politiche che abbiano fatto questo sentiero, può fare della giustizia un campo di battaglia? Per cosa? Per contrapposizioni che hanno già avuto una chiara risposta dagli eventi? Per proseguire in un’amministrazione dei processi scandalosamente lunga al punto tale da relegarci sempre in fondo a tutte le classiche? Possiamo dimenticarci che Camera e Senato hanno ampiamente dibattuto in via preventiva sugli interventi necessari? E possiamo dimenticarci che, a fronte dei dubbi espressi dalla Commissione Europea, il Presidente del Consiglio ha ‘garantito’ per il nostro Paese? Ovviamente la risposta è no. Ci potrà essere qualche aggiustamento, ma è innegabile che l’approdo del nostro viandante è chiaro. Emerge dalle nebbie della ubriacatura del primo anno di legislatura, focalizza i problemi (primo fra tutti i tempi) e individua cronoprogramma, obbiettivi e risultati da raggiungere”. “Dovrei concludere con un appello al senso di responsabilità collettivo, ma potrebbe avere il sapore retorico. Mi appello alla capacità di distinguere i politicanti dai politici, da chi vive sulle 12 ore rispetto a chi ha la statura per guardare oltre i 365 giorni. Le forze politiche non saranno giudicate dagli elettori per la starnazzata di turno sui social o nel talk show, ma dalla capacità di porre basi solide per un Paese oggi centrale nella politica europea e nell’alleanza atlantica”.