Ddl Zan, decreti e mille emendamenti rimandano la legge a settembre

Lega: se il Pd dialoga li ritiriamo. Letta chiude. Bufera su Borghi

LUG 20, 2021 -

Omofobia Roma, 20 lug. (askanews) – Il rinvio a settembre del ddl Zan è nei fatti: schiacciata dai circa mille emendamenti, 672 solo dalla Lega, arrivati oggi al termine fissato per mezzogiorno, e superata dai decreti da convertire prima della pausa estiva, la legge che punisce l’omotransfobia, a meno di colpi di scena, sparirà dai radar dell’aula del Senato per diverse settimane. Oggi dalle 16,30 alle 20 è proseguita la discussione generale sul testo. Restano ancora tre ore a disposizione e diversi iscritti che probabilmente prenderanno la parola soltanto a settembre. La conferenza dei capigruppo di questo pomeriggio ha stabilito infatti il calendario da domani al 30 luglio e della legge Zan non c’è traccia: c’è il decreto sostegni bis, poi la prossima settimana il decreto Recovery (il provvedimento che unisce governance Pnrr e semplificazioni) e il decreto rafforzamento della Pubblica amministrazione. C’è la prima settimana di agosto ancora da organizzare certo ma con ogni probabilità sarà dedicata al decreto cybersicurezza e al Grandi Navi. Insomma la battaglia è rinviata a dopo la pausa estiva. “Se si dialoga, la Lega è pronta a ritirare gran parte degli emendamenti presentati al ddl Zan. Se invece il Pd continuerà a volere lo scontro, affosserà la legge e la tutela dei diritti di migliaia di persone”, ha detto Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato. Ma la risposta del Pd, di fronte alle centinaia di emendamenti targati Carroccio, era scontata: “672 emendamenti al Ddl Zan dimostrano che la volontà della Lega non è mai stata quella di mediare ma solo di affossare una legge di civiltà attesa da anni. Ma era difficile credere che chi difende le scelte illiberali di Orban potesse sostenere una legge contro le discriminazioni”, afferma la presidente dei senatori del Pd Simona Malpezzi. E anche il segretario Enrico Letta chiude al dialogo: “Coloro con i quali noi dovremmo negoziare e condividere norme contro la omotransfobia…”, scrive su twitter citando un post sul social network del leghista Claudio Borghi. “Terzo giornalista – scrive il deputato del Carroccio – che chiama per sapere se sono vaccinato. Finora sono stato gentile, al prossimo parte il vaffanculo e la cancellazione dalla lista dei contatti. Perchè questi eroi la prossima volta che intervistano un Lgbt non gli chiedono se è sieropositivo e se fa profilassi?”. Un tweet quello di Borghi che diventa un caso. “Parole aberranti”, per M5s. “Fanno ribrezzo”, attacca il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. E Alessandro Zan, deputato del Pd e relatore della legge sull’omotransfobia alla Camera: “Prima di chiedere mediazioni sul ddl Zan, Salvini sia coerente e cacci Borghi dal suo partito”. Tra le centinaia di emendamenti (oltre a quelli leghisti ci sonoi 127 di Fdi, i 134 di Fi di cui 80 firmati da Paola Binetti) quelli su cui si vorrebbe tentare la mediazione sono i 4 che arrivano dal gruppo di Italia Viva. Chiedono di sopprimere dal ddl Zan il sesso e l’identità di genere e di prevedere “il rispetto della piena autonomia scolastica” nelle cerimonie per la Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia prevista dalla legge. Dal gruppo di Iv di cui fa parte il senatore Psi Riccardo Nencini arrivano anche due proposte di modifica che riscrivono l’articolo 4 “per consentire di punire chi istiga alla violenza o compie atti discriminatori e allo stesso tempo per difendere la libertà del pensiero e di opinione”, spiega. Negli emendamenti di Nencini si fa riferimento all’articolo 21 della Costituzione, “al fine di rafforzare la previsione costituzionale sulla libertà di pensiero”. Dal Pd nessun emendamento ma solo un ordine del giorno “per dare piena chiarezza interpretativa sull’intero provvedimento”. I dem chiederanno che sia votato prima di passare all’esame degli emendamenti. Un appuntamento ormai rinviato a settembre a meno che Fdi e Lega non chiedano un voto per non passare all’esame degli articoli. Un voto che avverrebbe a scrutinio segreto, quindi a rischio. È una delle ipotesi sul tavolo, fa parte della strategia dei partiti che si oppongono alla legge Zan. Ma per ora non ce ne è stato bisogno visto che il calendario fitto che precede la pausa estiva e la mole di emendamenti presentati non lasciano molto spazio all’esame della legge prima di settembre. Luc/Int2