Marisa Rodano: Repubblica non sta molto bene, troppo individualismo

"Mi fido di Mattarella e un po' di Draghi". "Meloni? Vorrei donne schierate per progresso"

GIU 1, 2021 -

75° Repubblica Roma, 1 giu. (askanews) – Marisa Rodano, 100 anni compiuti lo scorso 21 gennaio, la Repubblica l’ha aiutata a nascere finendo anche in carcere, nel maggio del 1943, per attività contro il fascismo. E l’ha seguita passo passo, in una lunga militanza politica – deputata e senatrice del Pci, prima donna vice presidente della Camera, europarlamentare – attraverso un cammino non sempre facile e di certo non compiuto. Marisa Rodano ha visto nascere anche il movimento delle donne in Italia, è stata tra le fondatrici dell’Unione donne italiane, ne ha promosso le battaglie e sostenuto le conquiste. Ma la parità uomo-donna in Italia è lontana e quest’anno la festa del 2 giugno cade in un momento, dopo la pandemia, di non poche difficoltà. In questa intervista ad Askanews l’onorevole Rodano fa un’analisi del presente, ricorda il passato e lancia un messaggio – ai giovani anzitutto – per il futuro. D: Onorevole Rodano come sta la Repubblica italiana? R: “Secondo me non sta molto bene, mi sembra che manchi un progetto, un’idea di futuro, un’idea del ruolo che debba svolgere l’Italia e, con l’Italia, l’Europa”. D: Il Piano nazionale di ripresa e resilienza può rappresentare una rinascita per l’Italia? R: “Non so se basta”. D: Perché è così difficile fare le riforme? R: “Manca una qualche direzione politica, si ha l’impressione che i politici pensino più alla propria collocazione che a un progetto condiviso per il paese”. D: C’è un politico oggi in cui ha fiducia? R: “Io mi fido del presidente Sergio Mattarella e un po’ del premier Mario Draghi che è capace, ha competenze e sa quel che vuole”. D: Qual è il ricordo più bello della sua lunga militanza politica? R: “Probabilmente sono i momenti in cui abbiamo raggiunto delle conquiste importanti per le donne: il riconoscimento del diritto di voto di cui quest’anno cade il 76esimo anniversario, poi la possibilità di essere elette e, ancora, la tutela delle lavoratrici madri, il nuovo diritto di famiglia”. D: Quali sono le figure politiche che sono state un riferimento per lei e con cui ha avuto uno scambio più interessante? R: “Con Moro e con Berlinguer”. D: A che punto siamo secondo lei in Italia sulla parità di genere? R: “La parità è ancora puramente formale, purtroppo. Per le donne è ancora difficile svolgere un ruolo nella vita politica, sociale e professionale e culturale perché manca tutto quel complesso di servizi e di provvidenze sociali che possono consentire alle donne di avere un’attività senza rinunciare ad essere madri”. D: Lei ha avuto cinque figli: come ha fatto a conciliare la sua attività politica con la vita familiare? R: “Mi ha aiutato molto mio marito perché lui lavorava in casa e quando io ero in giro per fare attività politica si occupava dei bambini”. D: Oggi in Italia l’unica forza politica guidata da una donna, Giorgia Meloni, è Fratelli d’Italia, un partito di destra con posizioni anti-europeiste, cosa ne pensa? R: “Vorrei che le donne fossero schierate in modo migliore, che fossero schierate per il progresso non per la retrocessione”. D: Come si salva l’Italia? R: Con un progetto concreto di sviluppo e di rilancio del Paese nel quale i giovani possano avere un ruolo”. D: Quale messaggio vuole dare a loro? R: “Di studiare, di pensare non alla propria posizione individuale ma alla posizione collettiva e quindi al Paese, di uscire dall’individualismo e di avere un impegno sociale e politico serio, concreto”. (Servizio di Veronica Passeri)